Biancaneve nella foresta nera: streghe e psicanalisi

Biancaneve nella foresta nera, del 1997, non è forse un esempio di "grande cinema", tuttavia si guarda con piacere e la fotografia, che fa risaltare il pallore della protagonista (Monica Keena, volto noto ai fan di Dawson's Creek e interprete di Delitto + Castigo a Suburbia, anonima pellicola che abbiamo visto al cinema in due: io e il proiezionista) e i tetri colori delle ambientazioni, è apprezzabile.

Sono numerose le scene notevoli della pellicola: la tragica nascita di Lilliana, i "saggi" consigli dello specchio stregato, l'amplesso abominevole cui Friedrich (Sam Neill), indebolito e ammaliato, è costretto da Claudia (una perfetta Sigourney Weaver, dilaniata dall'incombere della vecchiaia), il finale con le atmosfere a metà tra film di zombi e messa nera...

Ma la scena che merita un trattato psicanalitico è quella del ballo.

Lilly indossa lo splendido abito della defunta madre, invece dello sciatto vestito impostole dalla matrigna. È bellissima. Tutti gli occhi sono per lei, compresi ovviamente quelli del padre. Claudia, che osserva tutto con dolorosa invidia, partorisce un bimbo morto. La musica incalzante fa da eco al battito accelerato della donna matura che si scopre impotente davanti al fiorire della giovinezza; il sorriso di Lilly si espande proporzionalmente all'angosciante consapevolezza di Claudia... Impossibile non parteggiare per Lei: la Strega.

Per essere un prodotto uscito direttamente sulla TV via cavo, è ben fatto e regala più di una riflessione. La Weaver è perfetta nella parte e le ambientazioni fanno il resto. E poi c'è il mitico Gil Bellows di Ally McBeal!




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