Interceptor - Il guerriero della strada

Interceptor - Il guerriero della strada (Mad Max 2, distribuito negli Stati Uniti come The Road Warrior), è un film del 1981 diretto da George Miller (che co-sceneggia con Terry Hayes) e interpretato da Mel Gibson.



Sequel di Interceptor del 1979, Il guerriero della strada è forse l'esempio meglio riuscito di quel cinema che narra di mondi post-apocalittici e che riesce a essere senza tempo: un modello universale che detterà stili e influenze per i decenni a venire, spodestato solo da Fury Road dello stesso George Miller (2015). 

Il regista australiano dimostrerà di saperci fare con i generi più disparati: dopo The Road Warrior parteciperà al film a episodi Ai confini della realtà, poi si cimenterà con un ulteriore sequel della serie di Mad Max (Oltre la sfera del tuono) e in seguito dirigerà Le streghe di Eastwick, L'olio di Lorenzo, Babe va in città, Happy Feet.

In questo secondo film della serie di Mad Max, che si svolge cinque anni dopo i fatti del precedente, per ottenere la benzina che si trova all'interno di una raffineria controllata da una comunità nel deserto, Max aiuta i sopravvissuti (il cui leader è Pappagallo, interpretato da Michael Preston) a difendersi da una banda di sanguinari motociclisti tra i quali spicca il folle Wez (Vernon Wells). I predoni, agli ordini dell'iconico Lord Humungus (Kjell Nilsson), sono pronti a intraprendere un attacco brutale.

A supporto di Max troviamo un bambino (il Kid interpretato da Emil Minty), un cane e un uomo che si sposta su un giroplano (Capitano Gyro, interpretato da Bruce Spence).

Il film segue la struttura del western: Miller si ispira infatti a Il cavaliere della valle solitaria del 1953, nel quale un pistolero difende una famiglia da uno spietato allevatore che vuole appropriarsi di tutte le terre.

Lo stile innovativo di Miller unisce la fantascienza al western frullando il tutto in un esempio di irresistibile cinema d'azione: il montaggio veloce, la folle sequenza finale dell'inseguimento dalla durata di ben 13 minuti (talmente realistica che una delle acrobazie più spericolate causa la frattura di una gamba a uno stuntman) rendono impossibile staccare gli occhi dallo schermo.

Il carisma di Mel Gibson, che decide di tagliarsi i capelli e le sopracciglia e di strapparsi i vestiti per far sembrare il suo Max ancora più cencioso, mette in secondo piano anche il budget limitato dell'opera, girata in sequenza con un budget comunque parecchio superiore a quello del precedente Interceptor.

La serie di Mad Max è ritenuta fondamentale per il cinema australiano, ma non solo: citare tutti i riferimenti sarebbe praticamente impossibile, ma tra le curiosità segnalo che anche Terminator di James Cameron prende ispirazione dal mondo di Miller.

Infine, non si può parlare di questo film senza citarne alcuni (tanti) altri aspetti. La V8 Interceptor di Max, una Ford Falcon XB GT Coupé del 1973 modificata dai produttori, destinata alla rottamazione dopo Interceptor ma rintracciata, riacquistata e nuovamente modificata per il secondo film. I costumi fetish di pelle di Norma Moriceau, assemblati cercando in negozi di seconda mano, sportivi e sadomaso. La colonna sonora di Brian May, che aveva curato anche quella di Interceptor. La fotografia di Dean Semler. Le decine di audizioni necessarie a trovare il cane adatto (scelto in un canile locale, fornito di tappi per le orecchie e poi adottato da un cameraman).

Non mi resta altro da dire se non che dovreste vederlo. O rivederlo.

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