Green room: non si negozia col nemico



Una band di giovani punk spiantati decide di suonare in un isolato club di suprematisti bianchi. Dopo aver assistito a un omicidio, i componenti del gruppo diventano il bersaglio di un gruppo di filonazisti che vuole eliminare le prove del crimine e, ovviamente, i testimoni...

Il film del 2015 scritto e diretto da Jeremy Saulnier, con una eccellente fotografia di Sean Porter, è un thriller claustrofobico che viene spesso considerato un horror. A parte alcune scene di ferimento brutali, l'aspetto horror riguarda soprattutto l'opera di mimetizzazione che nella seconda parte si rende necessaria ai ragazzi e alle ragazze che si trovano in trappola nella Green room del titolo (la stanza nella quale gli artisti si preparano per lo spettacolo), a lottare per la sopravvivenza. 

Inoltre, il soggetto di partenza è quello tipico dello slasher: un gruppo di giovani sprovveduti fa arrabbiare le persone sbagliate (indossare la maglietta dei Dead Kennedys in un covo di naziskin si dimostrerà una mossa non troppo intelligente) e ne subisce le conseguenze. 

Anton Yelchin, Alia Shawkat, Callum Turner, Imogen Poots e Joe Cole cercano di contrattare con il capo dei suprematisti Patrick Stewart, che sembra una persona matura e ragionevole; ma la reale personalità di quest'ultimo non tarderà a manifestarsi: in questo film la tensione e il clima di sospetto sono elementi costanti, tanto che anche il finale è tutto fuorché scontato.

Tollerare l'intolleranza è impossibile: dopo aver tentato di negoziare e di fuggire senza venire allo scontro fisico, sarà necessario rispondere alla violenza con la violenza. Questo è il fulcro del film: l'impossibilità di scendere a patti con i neonazisti e la necessità di assumerne le sembianze per contrastarli.


La violenza fluisce in automatico, il che rende questa pellicola claustrofobica (e le scene che ritraggono la pioggia e gli alberi dell'Oregon intensificano ulteriormente la sensazione di isolamento e di disagio) ancora più inquietante; ma, e questo rende Green room diverso dalla maggior parte dei film che ho visto, la violenza non viene mai esaltata. 

Perché guardarlo? Perché è una sorta di Distretto 13 - Le brigate della morte in salsa punk in cui gustarsi una delle ultime interpretazioni del talentuoso Anton Yelchin.

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