Frankie (Lukas Haas) è un ragazzino intelligente e curioso, che ama scrivere storie horror. Frankie è orfano di madre, ma ha una vita felice: la sua è una vivace famiglia italo-americana formata da un fratello maggiore, un padre e due nonni fantastici (la famiglia ricreata nel film è ricalcata abbastanza fedelmente su quella del regista e sceneggiatore, Frank La Loggia).
Halloween si avvicina e, l'ultimo giorno di scuola, due amici (!) rinchiudono Frankie nel guardaroba. Scende la notte e Frankie si trova davanti il fantasma di una ragazzina che parla con una misteriosa presenza, che prima la fa ridere e poi la soffoca. Frankie resta immobile a guardare la scena, poi un uomo vestito di nero entra nel locale e si mette ad armeggiare con una griglia nel pavimento, finché non vede Frankie e tenta di ucciderlo.
Frankie sopravvive e da quel momento decide di risolvere il mistero della bambina: si tratta di Melissa, uccisa alcuni anni prima da un assassino di bambini che non è mai stato trovato e che, con ogni probabilità, è l'uomo che ha cercato di ucciderlo... Quindi, se non vuole essere la prossima vittima, Frankie deve trovare il colpevole. Il tutto sembra essere collegato alla leggenda della "dama bianca" (
Lady in White è il titolo originale), lo spirito della madre di Melissa che, proprio come lo spettro della figlia uccisa, non riesce a trovare pace.
Frankie, precoce come scrittore e come investigatore, è dotato di grande sensibilità e il suo intuito permetterà di scoprire l'identità dell'assassino e di liberare gli spiriti di Melissa e della madre.
Si tratta di una pellicola molto più inquietante che spaventosa: Frank LaLoggia scrive e dirige un film molto delicato per parlare di temi decisamente forti. La storia è scritta quasi come una ghost story vittoriana, con una sensibilità alla Steven Spielberg e l'inserto di temi oscuri che non sfigurerebbero in un romanzo di Stephen King. Inoltre, per creare un mondo unico, tutto basato sulla storia, sui personaggi e sull'atmosfera, l'autore si è ispirato a una
leggenda metropolitana della sua città natale (Rochester), che narra la storia del fantasma di una donna che vaga per il parco alla ricerca del corpo di sua figlia. Ma il film lascia trasparire che non è l'elemento soprannaturale a incutere timore e che i mostri si nascondono dietro il sorriso di persone all'apparenza gentili.
Ambientato nel 1962 nella piccola cittadina di Willow Point Falls, Scarlatti è quindi molto più di un thriller per famiglie: nel film troviamo la tematica razziale (a essere accusato di omicidio è infatti il custode afroamericano della scuola) e il tema della violenza sui bambini; e qui LaLoggia ci spiazza, perché se da una parte mostra un giustizialismo insensato nei confronti del custode, dall'altra ci regala una figura eccezionale: quella del padre di Frankie, che resta una persona estremamente corretta anche di fronte alla raggelante rivelazione finale.
Perché guardare questo cult che, al solito, non ebbe particolare successo al cinema? Perché è una storia di formazione che dice molto sulla perdita;
Scarlatti è un film di bambini orfani e di bambini uccisi e racconta molto sui legami famigliari e sull'amicizia: anche il migliore amico del padre di Frankie ha perso i genitori. E perché, anche se gli effetti speciali anni Ottanta sono ormai datati, l'abilità registica di LaLoggia e le atmosfere restano qualcosa di unico.
Scarlatti è un film perfetto per il periodo di Halloween: non a caso è stato girato in una vera scuola media, che si trova proprio accanto a un cimitero.
La storia che sta dietro al finanziamento dei film del regista che adesso vive a San Casciano, poi, è davvero interessante.
Curiosità: nel film, che è del 1988, troviamo alcuni altri giovani attori presenti in piccoli cult del cinema di quegli anni: Jason Presson (Gremlins 2) e Jared Rushton (Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi).
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