Thriller - A cruel picture (1973). Rape and revenge dalla Svezia

Thriller – A cruel picture (Thriller – en grym film) è un film svedese del 1973, scritto e diretto da Bo Arne Vibenius che lo gira usando lo pseudonimo di Alex Fridolinski. Vibenius era stato l'assistente di Ingmar Bergman ai tempi di Persona.



Una bambina, Frigga/Madeleine, viene violentata in un parco da un anziano pedofilo. Questo evento traumatico le fa perdere l'uso della parola.

Diventata adolescente, la giovane (Christina Lindberg) lavora in una fattoria e vive con i suoi adorati genitori. Un giorno perde l'autobus e, ingenuamente, accetta un passaggio da parte di Tony (Heinz Hopf), un affascinante sconosciuto alla guida di una macchina sportiva. Tony porta Frigga a cena fuori e poi la invita a casa sua, dove le somministra una droga per poi iniziare a iniettarle dell'eroina. Tony la costringe quindi a lavorare come prostituta e diventa il suo magnaccia.

Dopo che la ragazza ferisce il primo cliente, Tony per punizione la acceca cavandole un occhio con un bisturi (da qui il titolo del film negli Stati Uniti, They call her one eye).

Da quel momento in poi Madeleine, sfigurata e dipendente dalla droga, sembra rassegnarsi a una vita fatta di umiliazioni. Nel frattempo, Tony scrive una lettera piena di odio ai genitori di Frigga, firmandosi come la ragazza e dicendo loro che non vuole più vederli. I genitori anziani, già sopraffatti dal trauma che la figlia aveva subito da bambina, non reggono al dolore.

Nel frattempo, un'altra prostituta schiava di Tony racconta a Frigga che sta mettendo da parte dei soldi per poter scappare. Madeleine inizia a fare lo stesso e, in modo costante e metodico, impara le arti marziali, il tiro e le corse automobilistiche, facendo un addestramento che la renderà una macchina da guerra...

Troverete un sacco di recensioni di questo film. Ve le posso riassumere così: inutili gli inserti hard, finale al rallenty ridicolo. Personalmente lo trovo uno dei più originali rape and revenge, oltre a essere uno dei primi in assoluto: solo Non violentate Jennifer (I spit on your grave del 1978 scritto e diretto da Meir Zarchi, da non confondere col remake del 2010, più che dignitoso ma di un sottogenere diverso in quanto decisamente più horror) è di maggiore qualità, ma di sicuro deve qualcosa allo stesso Thriller.

In questa storia c'è molto di fiabesco, di tragico e di epico; e nel finale, con il duello e il rallenty che omaggia Il mucchio selvaggio di Sam Peckinpah, anche di western (a questo proposito, Tony scoprirà quanto può essere creativa la dolce, innocente Frigga diventata ormai letale). 

Il nome. Frigga deriva dalla mitologia norrena: era la regina degli dei e la moglie di Odino, famoso per avere un occhio solo eppure in grado di acquisire maggiore consapevolezza proprio grazie a quella perdita.

L'icona Lindberg. Frigga sfoggia bende intonate al colore degli abiti (rosa, rossa e infine nera), il che non è solo un vezzo ma simboleggia i vari passaggi della formazione di Madeleine, dall'innocenza all'addestramento fino al compimento della vendetta. Quentin Tarantino si ispirerà proprio a questa caratteristica per il personaggio di Elle Driver, interpretato da Daryl Hannah in Kill Bill. (E ovviamente la vendetta di Frigga ricorda quella della Sposa del film di Tarantino, per quanto l'ispirazione maggiore per il film sia quella di Lady Snowblood.) Benda da pirata e trench, tipici dei gangster americani, e fucile a canne mozze in mano: impossibile non pensare anche al personaggio di Snake/Jena Plissken ideato da John Carpenter e Nick Castle e ripreso da innumerevoli altri antieroi della storia del cinema. Il personaggio di Madeleine anticipa inoltre, con evidenti analogie, L'angelo della vendetta (Ms. 45) di Abel Ferrara.

L'uso del rallenty. Per le riprese al rallentatore, Vibenius usa una telecamera a 500 fotogrammi al secondo, progettata per filmare i lanci di razzi per l'esercito svedese. Certamente esagerato nella parte finale, il rallenty ci permette tuttavia di capire meglio la protagonista che, senza voce, si esprime con il linguaggio della violenza in tutte le sue forme: pestando i poliziotti e sparando ai/alle clienti.

Il suono e l'ambientazione. La colonna sonora è straniante, composta da suoni che enfatizzano l'effetto di disagio. Allo stesso modo, le ambientazioni rurali e fredde contribuiscono a dare un senso di alienazione: sembra tutto così "normale" da apparire insopportabile (le foglie che aprono il film; un succo di tabacco scuro simile a bile che cola dalla bocca del pedofilo; la scena della tentata fuga, ancora con le foglie).

Gli inserti hardcore. I dettagli pornografici (girati da controfigure), da molti ritenuti superflui e visti come un modo per attirare i fruitori di quel tipo di materiale, sono in realtà talmente dozzinali da rappresentare i tipici atti sessuali meccanici e senza passione, conclusi con una asettica transazione economica. Pochi minuti non sono certamente scene sufficienti per definirlo un film pornografico che ha l'intento di eccitare lo spettatore ma anzi, ci rendono dei voyeur dell'abuso, sottolineando ancora più chiaramente il senso di squallore vissuto dalla protagonista. 

Vendetta, non giustizia. Frigga subisce una violenza abnorme fin da piccola, tanto da restare muta. Quando viene rapita, conosce un nuovo incubo: quello della dipendenza dall'eroina. I (e le) clienti di Tony la maltrattano, le scattano fotografie come se fosse una schiava, la picchiano: questo film vede la società in modo totalmente pessimista, con una percentuale elevatissima di crudeltà e di malessere. Madeleine non ha punti di riferimento positivi: perde i genitori e l'unica amica, e tra le persone che abusano di lei c'è anche una donna. Ormai resa insensibile al dolore (emblematica la scena del funerale), Frigga non si rivolge alla polizia per chiedere aiuto e anzi, i poliziotti subiscono la stessa sorte dei clienti perché di ostacolo al compimento della sua vendetta. Non c'è giustizia qui, non è un film catartico.

Curiosità dal set. Christina Lindberg raccontò che la scena dell’estrazione dell’occhio fu girata in un ospedale utilizzando il vero cadavere di una ragazza morta suicida. L'attrice non aveva la patente ma guidava da sola, con un poliziotto sdraiato sul pavimento dell'auto; prese vere lezioni di arti marziali per girare il film e un giorno, mentre si stava allenando con il fucile all'aperto, fu arrestata. Lindberg aveva inoltre una importante polizza assicurativa sulla vita, poiché sul set vennero utilizzate vere munizioni e durante le inoculazioni le veniva richiesto di iniettarsi della soluzione salina.

In conclusione. Vibenius ha realizzato Thriller per coprire il fallimento del suo primo film: la sua intenzione era dunque quella di realizzarne uno più commerciale. Vista la crudezza e il pessimismo della pellicola, immagino che la sua fosse una provocazione, perché in Svezia fu immediatamente bannata. Tuttavia, come spero di aver illustrato, non sono pochi i motivi che rendono questo film un prodotto di valore, inquietante ma anche sorprendente e, a suo modo, artistico.

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