Opera senza autore di Florian Henckel von Donnersmarck (2018)



L'arte come resistenza. Non c'è film più adatto di Opera senza autore, scritto e diretto nel 2018 da Florian Henckel von Donnersmarck (già regista e sceneggiatore di Le vite degli altri, Oscar 2007 al miglior film straniero), per celebrare il 25 aprile.

Opera Senza Autore è ambientato in Germania tra lo scoppio del secondo conflitto mondiale e la guerra fredda, e segue la vita e le aspirazioni del giovane artista Kurt Barnert (in realtà Gerhard Richter, interpretato da Tom Schilling) che, scampato al bombardamento di Dresda e dopo aver visto condannare a morte l'amata zia schizofrenica, dopo aver conosciuto i primi successi nella DDR scappa nella Germania Ovest. Nella pellicola si trovano altri personaggi facilmente identificabili, come Joseph Beuys. 

Il concetto di "opera senza autore" (perfettamente esposto nel bel saggio di Cristina Baldacci Il duplice volto dell’Atlas di Gerhard Richter) è legato alla scelta, nei primi lavori dell'artista, di prendere come modelli fotografie che risultano banali, comuni, prive di stile e ricercatezza, facendo in tal modo scomparire l’individualità dell’artefice.

In questi lavori, Richter mescola fotorealismo e astrazione ribellandosi all'idea di Hitler secondo cui l'arte ha validità solo in forma rappresentativa. Con l'effetto sfocato, Richter deturpa la verità, in aperto contrasto col rigido pensiero nazista.

La pellicola (che utilizza un effetto "grana" che va man mano diminuendo, per rendere meglio la distanza temporale e la tecnica dell'epoca) riceve due nomination all’Oscar 2019, per il miglior film straniero e la migliore fotografia (di Caleb Deschanel). Ma Gerhard Richter accusa il regista di aver distorto molti tratti della sua biografia, nonostante i due abbiano trascorso insieme parecchio tempo.  

Quando un regista lavora su un soggetto già esistente, come affermava in tempi non sospetti Otto Preminger, si trova non già a dover effettuare modifiche, ma a volerle praticare; ma se i cambiamenti riguardano la biografia di una persona ancora in vita, è chiaro che il regista dovrà aspettarsi critiche ben più comprensibili rispetto a quelle dell'affollatissimo club di sostenitori della scontata teoria che "è meglio il libro".

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