I film di serie B secondo Roger Corman
Per celebrare la #spookyseason, condivido un piccolo estratto dall'autobiografia di Roger Corman (nell'edizione italiana si intitola Come ho fatto cento film a Hollywood senza mai perdere un dollaro). Vi consiglio di leggerlo perché la scuola di Corman è stata la palestra di decine tra attori, registi e produttrici.
"Anni di lavoro nel cinema exploitation a basso costo mi procurarono infine la reputazione di «re dei film di serie B», un'espressione che ha in sé dell'ironia, dato che ritengo di non avere mai fatto film di serie B in tutta la mia vita.
Il film di serie B nacque con la Depressione, ed ebbe diffusione solo fino all’inizio degli anni '50. Negli anni ‘30, quando il pubblico aveva cominciato a disertare le sale, gli studios avevano usato il richiamo delle doppie locanine, due al prezzo di uno. I film di serie A portavano sullo schermo attori come Clark Gable; quelli di serie B dovevano essere realizzati in fretta e con pochi soldi, e potevano scritturare o degli esordienti che aspiravano alla serie A, o delle vecchie stelle quasi dimenticate. La serie B era inoltre un terreno di prova per sceneggiatori, registi e produttori alla prima esperienza, e non un marchio d'infamia, il segno manifesto di una vergogna.
Tutti conoscevano il significato di questa distinzione; le locandine dei film prodotti e promossi da uno studio distinguevano chiaramente tra A e B. E poi i film di serie B ottenevano dal noleggio soltanto un forfait, come «retro» di una doppia locandina. A causa della Tv, del Decreto sulla Paramount e della predilezione del pubblico per i più costosi film a colori, la serie B era di fatto scomparsa, all’epoca in cui cominciai a fare regia.
All’interno dell'industria, dove tutti conoscevano il significato preciso dell’espressione, nessuno la usò mai in riferimento a uno dei miei film. Tuttavia ebbe presa sui media. Ricordo un articolo che mi dedicò il «New York Times Magazine», nel 1975, tutto sui miei presunti film di serie B. Non l'ho mai letto fino in fondo. Se c'è una cosa più irritante di un'etichetta, è un'etichetta sbagliata."
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