Dalla Norvegia con orrore con Øvredal. Troll e autopsie

Oggi il videocommento di Cinema e pendolarismo è dedicato a André Øvredal, regista e sceneggiatore norvegese.

Partiamo da Troll Hunter, del 2010, da lui scritto e diretto con lo stile del mockumentary. Siamo in Norvegia. Tre studenti di giornalismo decidono di girare un documentario sulla caccia agli orsi, quando si imbattono in un bracconiere minaccioso, che dà la caccia ai troll. All'inizio i tre credono che il tizio sia fuori di testa, ma scoprono ben presto che non è così: il bracconiere, al soldo del governo, ha infatti il compito di uccidere i troll diventati pericolosi.

I tre lo seguono nelle sue avventure, ma finiranno sconfitti, scoprendo che la minaccia più grave non è costituita dai troll ma dagli uomini del governo, che ci tengono a tenere nascosta la verità all'opinione pubblica.

Il film è divertente, girato con tanta perizia da far sembrare quasi verosimile la presenza di un apparato governativo che controlla i troll. E anche se lo stile del falso documentario lo avevamo già trovato in The Blair Witch Project, Rec, Cloverfield, Il quarto tipo (ma esempi di "found footage", video ritrovati durante lo svolgimento del film, c'erano già in Cannibal Holocaust), l'espediente del mockumentary risulta particolarmente adatto per raccontare una storia simile.
 
Autopsy, del 2016, è il primo film in lingua inglese di Øvredal, qui solo nelle vesti di regista. Nei panni dei protagonisti troviamo due attori capaci: Emile Hirsch (Alpha dog, Into the wild, Milk, Killer Joe) è il giovane tecnico di laboratorio che assiste il padre, l'anziano medico legale interpretato da Brian Cox (Manhunter
L'agenda nascosta, Red eye, Correndo con le forbici in mano, Zodiac).

Il rapporto tra i due, con il senso di colpa del giovane che vorrebbe andarsene in cerca di un futuro più piacevole con la sua fidanzata, ma che non si decide ad abbandonare il padre rimasto solo, dona alla pellicola spessore e, grazie al talento dei protagonisti e alla misurata sceneggiatura (di Ian Goldberg e Richard Naing), la rende un perfetto mix in equilibrio tra horror, thriller e dramma familiare.

Il film è incentrato sull'autopsia di una bellissima ragazza sconosciuta (il titolo originale è Autopsy of Jane Doe) il cui cadavere, intatto, è stato trovato nel seminterrato di una casa dove è stato commesso uno strano omicidio plurimo: non sono presenti segni di effrazione e non si capiscono le cause della morte. Il film segue l'autopsia nelle sue varie fasi, e più ci addentriamo nel corpo della ragazza insieme ai due interpreti più esploriamo il mistero insieme a loro: quel corpo intatto presenta infatti lingua mozzata, ossa rotte e organi bruciati. Sembra quasi la tortura riservata alle streghe tre secoli prima, ma non è possibile! 

Blackout improvvisi, rumori inquietanti, la sparizione dei corpi presenti nella struttura: allucinazioni o realtà? Autopsy è un film spaventoso in senso positivo, giocato sull'atmosfera più che sui cosiddetti "jump scare". I particolari più da brivido sono il campanellino attaccato all'alluce dei cadaveri e la radio... BRRR! Non vi dico altro! Guardatelo e capirete perché mi piace tanto!
Qui trovate il videocommento!



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