Racconti immorali

Oggi parliamo di censura, con Racconti immorali di Walerian Borowczyk, 1974.

Si tratta di un film a episodi, che in origine doveva contenere anche La bestia, in seguito divenuto una pellicola a se stante, uscita poco dopo. 

Il primo segmento è ambientato in epoca contemporanea all’uscita del film e trae il soggetto da André Pieyre de Mandiargues (che collaborerà con il regista polacco anche per Tre donne immorali?). Un ragazzo porta la cugina sedicenne sulla spiaggia e, sfruttando la conoscenza delle maree, fa in modo di trovarsi bloccato con lei su uno scoglio. Qui la spingerà a un rapporto orale in un parallelismo con la marea che dà il titolo all’episodio.

Gli altri tre presentano un’ambientazione storica. Nel segmento Teresa filosofa, una ragazza scopre il rapporto con il proprio corpo durante un isolamento dovuto a una punizione. L’interprete, Charlotte Alexandra, è credibile nella parte della giovane che dapprima legge la Bibbia e poi, attraverso il romanzo che dà il titolo all’episodio, scopre il piacere. Ma anche in questo caso abbiamo un abuso finale, con Teresa che viene aggredita da un vagabondo.

Il terzo frammento è dedicato alla figura di Erzsébet Báthory, che raduna nel suo castello giovani donne per ucciderle e fare il bagno nel loro sangue, prima di essere arrestata. La spietata contessa è interpretata dalla stupenda Paloma Picasso. Florence Bellamy interpreta invece la protagonista del quarto episodio, Lucrezia Borgia che documenta il rapporto scabroso con il padre, papa Alessandro VI, e il fratello, cardinale Cesare Borgia, mentre il frate Girolamo Savonarola condanna la dissolutezza della vita ecclesiastica.

Si tratta di un film che va oltre le definizioni di erotismo, oltre lo stesso concetto di opera d’arte. Racconti immorali è una pellicola controversa, estrema, dove la morbosità è tangibile. Ma la regia e la fotografia sono tutto fuorché fredde e assimilabili a un banale film pornografico. Anche Lisa Danverse, che interpreta il sottovalutato primo episodio al posto di Isabelle Adjani che aveva rifiutato il ruolo, è bravissima sensuale e intensa e il crescendo è pura poesia. 

Il film viene sottoposto alla commissione che si occupa della censura per la prima volta nel 1975 e respinto all’unanimità perché palesemente contrario al buon costume, per la presenza di scene troppo esplicite, violente e per la profanazione dei valori religiosi.

Contro tale decisione la casa di distribuzione del film, la Belma, fa appello replicando che gli episodi mostrano semplicemente la realtà delle cose per come si svolgono abitualmente e per come si sono svolte nel passato, lamentando che la censura non dovrebbe occuparsi di risanare i costumi esistenti e che gli aspetti dissacranti del film sono necessari per la sua riuscita.

A occuparsi dell’adattamento italiano della pellicola è lo scrittore Giuseppe Berto, che arriva ad affermare: "rimane il dubbio che i censori abbiano voluto punire non tanto la libertà delle immagini e dei racconti, quanto la loro indiscutibile carica anticlericale, la quale peraltro non ha nulla a che fare con il comune senso del pudore*". Berto addirittura arriva a definire moralmente utile il film di Borowczyk che, in senso moderno, fa sue le teorie che vedono nel “nemico” non più il sesso, ma il senso di colpa che causa molte nevrosi.

Non basteranno gli appelli e nemmeno la riedizione del 1976 che taglia le scene più scabrose e crea un nuovo ordine negli episodi, che vengono intervallati da un cortometraggio con l’intento di diminuire la carica erotica della pellicola: il film verrà sequestrato due volte prima del definitivo dissequestro nel 1978. Per fortuna in dvd si può trovare la prima versione integrale.

* La citazione e molte curiosità sulla censura di questa pellicola le ho lette su Visioni proibite. Vol. 2 I film vietati dalla censura italiana (dal 1969 a oggi) di Roberto Curti e Alessio Di Rocco, Lindau 2015

Qui trovate il mio videocommento:




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