La spia - A most wanted man



Il film di Anton Corbijn del 2014 è ambientato ad Amburgo, dove l'allerta terrorismo è ai massimi livelli. Quando Issa Karpov (Grigory Dobrygin, intenso ma anche di una bellezza impressionante), un ragazzo per metà russo e per metà ceceno sospettato di essere un terrorista, arriva in città, viene seguito da un dipartimento dei servizi segreti che, sulla carta, non esiste. E come può servire a qualcosa un accordo stipulato con un ufficio del quale ai piani alti possono impunemente negare l’esistenza, con la scusa di “rendere il mondo più sicuro per tutti”?


La domanda che ci si pone davanti ai vari personaggi coinvolti è sempre la stessa: chi è il buono e chi il cattivo. Issa è davvero un terrorista o è solo un povero esule torturato per fargli confessare responsabilità inesistenti? Non credono alla sua colpevolezza il capo dell'ufficio che lo sorveglia, Günther Bachmann, interpretato da un Philip Seymour Hoffman in gran forma e al quale la pellicola è dedicata, né l'avvocato per i diritti umani Annabel Richter (Rachel McAdams). Sarà dello stesso avviso l'agente della Cia Martha Sullivan (interpretata da una convincente Robin Wright), che sembra instaurare un rapporto personale con Bachmann? Sarà di parola e lascerà andare i pesci piccoli per arrivare al vero colpevole?


Il film, tratto da un romanzo di John Le Carré, fa riflettere, mostrandoci le sfumature di personaggi complessi, la cui caratteristica comune è una profonda solitudine. La pellicola è interamente dominata dalla bravura dei protagonisti, dalla capacità del regista Anton Corbijn di seguire i volti dei personaggi accompagnandoli in una città grigia, dalla fotografia smorta, dalla sceneggiatura sempre credibile e dalla rottura dei canoni: perché questa non è una banale spy story; e il finale lo dimostra appieno.

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