Ballata macabra. Un gotico alla luce del sole

Ballata macabra (Burnt offerings), del 1976, può all’apparenza sembrare un film sulle case infestate, filone inflazionato negli anni Sessanta. Ma la pellicola diretta da Dan Curtis, tratta da un romanzo di Robert Marasco, non ha molto in comune con Gli invasati, a parte una villa ormai in cattive condizioni e la scena della fuga in auto.

La casa che si vede nel film interpretato da Oliver Reed e Karen Black, con Bette Davis in una parte secondaria ma significativa, anticipa piuttosto la villa isolata di Amityville horror (anche quella accessibile a un prezzo irrisorio) e l’albergo di Shining. In tutti questi casi abbiamo un orrore che striscia dentro, che consuma i personaggi dall’interno e li trasforma profondamente, appoggiandosi a dinamiche familiari già di fatto incrinate (o potenzialmente tali) in partenza. 

Veniamo alla trama. Madre, padre e figlioletto insieme all’anziana zia prendono in affitto una villa molto bella ma in condizioni critiche. Il prezzo abbordabile prevede che gli affittuari si premurino di portare da mangiare all’anziana madre dei proprietari, che vive ritirata nell’attico. Infatti nessuno, a parte Karen Black, vede la signora.

Con il passare del tempo, nella villa accadono fatti sempre più inquietanti: Oliver Reed cerca di affogare il figlio in piscina, le esalazioni della stufa a gas rischiano di uccidere il bambino ma ne viene incolpata l’anziana Bette Davis, Karen Black appare sempre più morbosamente attratta dalla villa al punto da trascurare il marito. Poi, nell’ultima parte del film, una tragedia dietro l’altra e l’inquietante rivelazione finale. 

Le recensioni del film ne sottolineano musica e fotografia “di maniera” e una regia poco più che televisiva: del resto Curtis era specializzato in serie tv (Dark Shadows e, più tardi, Venti di guerra) e film televisivi (suo anche Trilogia del terrore), ma a mio parere sarebbe riduttivo attribuire la riuscita della pellicola unicamente alle interpretazioni dei protagonisti: si tratta invece di un mix vincente tra una storia semplice ma con una tensione in crescendo, una location certamente suggestiva, capace di creare angoscia anche in pieno giorno (la ritroveremo in parecchi altri film, tra cui Fantasmi) e protagonisti nella parte.

A proposito: ovviamente Bette Davis non sopportava né Oliver Reed, che a quanto pare le faceva dei dispetti, né Karen Black a suo dire poco rispettosa e professionale. Per quanto riguarda Reed, le sue espressioni risultano talvolta barocche; Black non è mai sopra le righe e offre una interpretazione a dir poco perfetta; Davis è la solita grandiosa Davis e c’è poco da dire. Ma si fanno notare anche Burgess Meredith, Eileen Heckart, il giovane e bravissimo Lee Montgomery e Anthony James nei panni dell’inquietante autista/becchino, una figura ripescata da un brutto ricordo del regista. 

Insomma, ve lo straconsiglio. Qui trovate il mio videocommento!



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