Braid - Chimera di Mitzi Peirone

Oggi per Cinema e pendolarismo parliamo di un film del 2018 scritto e diretto da Mitzi Peirone: Braid - Chimera.

Dico subito che non lo reputo un capolavoro perché trovo che il plot twist sia troppo simile a quello di La casa delle bambole (Incident in a ghostland). Ma attenzione, non voglio dire che sia copiato, anche perché La casa delle bambole è uscito anch’esso nel 2018 e non so quando sia stato scritto, quindi non sto assolutamente dicendo che uno ha copiato l'altro. Però sta di fatto che la… chiamiamola rivelazione sconvolgente del film mi sembra un po' troppo simile e come già non mi è piaciuto particolarmente La casa delle bambole non mi convince pienamente neanche questa trovata per Braid.

A parte questo dettaglio non trascurabile (da qui si capiscono parecchie cose del film), visivamente è realizzato davvero con perizia e sono certa che come regista Peirone ci darà altre sorprese in senso positivo. Sicuramente in questo è stata coadiuvata da un ottimo direttore della fotografia che ha capito bene quale risultato volesse ottenere. L’utilizzo di un certo tipo di inquadrature, la scelta di determinati colori: insomma, visivamente è un film che non lascia indifferenti.

La perizia poi di Peirone come regista si nota anche nella direzione degli attori, in particolare delle attrici perché è un film quasi tutto al femminile. Si tratta chiaramente di interpretazioni sopra le righe perché questo nelle stesse intenzioni di Peirone è un film altamente filosofico e teatrale quindi tutti stanno recitando e c'è anche la la forte sensazione che in realtà potrebbe trattarsi di una sola persona con tre distinte personalità, insomma niente di ciò che vediamo è come sembra.

Ci sono scene di autolesionismo e addirittura di omicidio con spargimento di sangue, anche se non ci vengono mostrati i dettagli dell'omicidio perché l'intento non è quello di realizzare un film splatter ma appunto un thriller psicologico con spruzzi - e sprazzi - di sangue. E anche le scene di violenza che vediamo non sono proprio quello che che sembrano.

Non voglio spoilerare troppo anche perché con l’indicazione di La casa delle bambole ho già detto molto. Risulta interessante lo sviluppo della storia che parte da un inizio diciamo on the road, o meglio on the train. Due amiche criminali scappano dalla polizia abbandonando 80mila dollari di stupefacenti: credevano di fare il colpo della vita invece sono costrette a scappare da New York e vanno a trovare una loro amica di infanzia psicolabile, che vive in una villa bellissima ereditata dai nonni morti in circostanze misteriose, con l'intento di truffare l'amica e di trovare la cassaforte dove si trova il tesoro nascosto dei nonni.

Man mano ci troviamo invece invischiati in una storia completamente diversa, con un trauma infantile che lega inesorabilmente le tre ragazze e un gioco di ruolo che si ripete. Gli stessi ruoli si confondono sempre, quindi è molto difficile stabilire chi sia la vittima e il carnefice, e proseguendo nell’intreccio (braid è anche la treccia che in una scena, non a caso unisce le ragazze) acquista tutto un senso. Ecco perché le ferite scompaiono e i cadaveri forse non sono tali. Molte sono le scene che restano impresse: sicuramente l'autolesionismo allo specchio sulle nozze di Figaro, e tante altre.

Mentre qualcuno può trovare la spiegazione di particolare pregio, dal mio punto di vista è il punto debole del film, insomma mi sembra un po' una trovata per mascherare i difetti della storia. Ma resta comunque un film da vedere, anche perché non so quante altre occasioni ci siano di vedere qualcosa realizzato da una ragazza così giovane, partita da Torino senza conoscere nessuno nel mondo del cinema. Insomma, non è un thriller dall’impianto solido e realistico ma se vi piacciono i film psicologici e disturba(n)ti di grande impatto visivo lo apprezzerete sicuramente.

Qui trovate il mio videocommento.




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