Conversazioni di cinema. Hereditary di Ari Aster
Questo è lo sbobinamento del mio intervento, il video integrale è sul canale YouTube:
In questo film quello che salta subito all'occhio è proprio questa famiglia dove troviamo una madre interpretata da Toni Collette sempre un po' in overacting, potremmo dire; però questa secondo è una scelta registica - magari torneremo anche su questo argomento - che soffre per la morte della madre che però era una madre molto particolare, dedita tra l'altro all’occultismo. E man mano che avanziamo nella storia di questa famiglia troviamo che ci sono stati dei disturbi psichiatrici in famiglia e che si tratta di una famiglia molto complicata, con dei rapporti molto complessi al suo interno.
Tra l'altro un altro simbolismo all'interno del simbolismo di questo film è la realizzazione di questi modellini che fa Toni Collette, realizza queste case in miniatura che danno un ulteriore senso di inquietudine a tutta la faccenda - poi una volta che si vede fino alla fine tutto assume ancora maggiore senso.
La figlia tredicenne Charlie è molto particolare, soggetta ad allergie e vediamo che è anche molto isolata all'interno della scuola e anche all'interno della stessa famiglia, insomma ci sono questi rapporti molto particolari anche tra Charlie e il fratello.
E poi andiamo verso un'altra tragedia, che sembra davvero spezzare ulteriormente questa già fragile relazione tra i vari elementi della famiglia. Il padre tra l'altro è quasi relegato a un ruolo secondario, potremmo dire, perché in realtà la relazione preponderante è quella che lega la madre ai figli.
Ecco quando andiamo verso la seconda tragedia - quindi all'inizio avevamo la morte di questa madre molto particolare che aveva fatto del male tra l'altro alla figlia perché poi viene fuori al gruppo d'aiuto che i rapporti erano stati molto difficili, molto dolorosi - andiamo verso la seconda tragedia e qui appunto pensiamo di essere davanti a un film drammatico, no? Caspita, una madre che si trova davanti a una perdita così forte e invece siamo solo all'inizio di quello che è una grande truffa, potremmo quasi chiamarla: nel senso che poi procediamo e capiamo che era tutto un disegno ben definito, e questa atmosfera di continuo complotto, di continua inquietudine comincia ad assumere davvero un senso man mano che ci avviciniamo a questo finale con questo climax davvero pazzesco, dove c'è un susseguirsi di scene sempre più inquietanti, sempre più angoscianti…
E troviamo poi alcuni degli elementi che rivedremo anche nel secondo film di Aster: la presenza di un complotto che era stato ordito in modo estremamente dettagliato, estremamente motivato; la presenza di una comunità che lavorava per ottenere un certo obiettivo; un rituale che coinvolge di nuovo i corpi, per tornare a un argomento che abbiamo toccato molte volte anche nelle altre conversazioni. Abbiamo anche qui un rapporto molto particolare tra il corpo e la morte e soprattutto ciò che va oltre la morte. Anche qui troviamo un elemento che ritroveremo di nuovo in Midsommar, cioè la ciclicità, il ritorno se vogliamo - beh in questo caso proprio la reincarnazione pura e semplice.
E comunque in tutto questo si trova un modo per affrontare il dolore, per affrontare la morte e chiaramente anche farne parte.
Il film è anche molto teatrale, nel climax finale assistiamo ad alcune scene davvero molto importanti: c'è tutto un rituale e anche il il modo in cui viene presentato è molto teatrale e prefigura anche qui quello che poi si ritroverà di nuovo in Midsommar: lo psicodramma.
In questo caso lo psicodramma è incarnato dalla madre di famiglia, Toni Collette che poi capiamo essere praticamente il fulcro di tutta la dinamica che deve essere innescata, che è stata proprio pensata e calibrata attorno a lei, ecco lei è il catalizzatore che permette lo svolgimento successivo del film, è tutto basato su di lei e sulla sua forte emotività e proprio per questo motivo - alcuni commenti "ah ma ci sono le faccette, la Collette fa un sacco di faccette, è in overacting" - eh ma secondo me è proprio una chiarissima volontà del regista, nel senso che noi dobbiamo partecipare attraverso la sua emotività e lei è talmente sopraffatta da tutte le cose incredibili che la circondano - perché aveva una madre allucinante che poi scopriamo essere ancora peggio di quello che noi immaginavamo...
Perché all'inizio da quello che lei racconta al gruppo d'aiuto sembra una madre di quelle che possiamo trovare anche in altro cinema, ecco prima avevo fatto un piccolo accenno: non solo nella storia del cinema horror ci sono delle madri incredibili, proprio di recente ho rivisto Gente comune tanto per fare un esempio, dove c'era una madre che praticamente dice in faccia al figlio "avrei preferito che morissi tu al posto di tuo fratello". Insomma le madri terribili ci sono in tutto il cinema, non solo nell'horror.
Ecco, per tornare a Hereditary c'è una scena in particolare dove Toni Collette è molto sincera e in questo sembra quasi la sincerità che si vede ad esempio ne Il matrimonio di mia sorella di Baumbach che ho visto recentemente: in quel caso c'era Nicole Kidman che era talmente sincera - aveva la scusa per essere poco empatica ma sempre sincera, essendo nevrotica e quindi schizzava le sue verità talmente violente, talmente forti senza nessuna sfumatura di compassione e comprensione ed empatia per chi la circondava e arrivando a dire cose terribili.
Ecco anche in questo caso chiaramente abbiamo una madre che con le sue nevrosi dice anche lei delle cose davvero terribili ai figli.
Quindi insomma è un film davvero ricco sia dal punto di vista dell'horror puro e semplice - perché qui abbiamo un demone, però non è la classica storia di case infestate o di bambini posseduti: abbiamo un demone che si deve però incarnare in un elemento maschile, quindi qui c'è anche tutta la storia relativa ai generi anche qui molto importante e la ritroveremo di nuovo anche in Midsommar, cioè l'elemento femminile è l'elemento catalizzatore ed è anche l'elemento che fa scaturire la dinamica centrale del film, però il maschio è insieme l'elemento sacrificale ma è anche quello che permette poi di avere il risultato finale. Ecco quindi questo film è davvero ricchissimo sia dal punto di vista delle dinamiche familiari e tipiche del cinema horror...
Perché poi il cinema horror ci ha sempre regalato delle dinamiche familiari molto particolari: nel cinema degli anni '70 ad esempio un classico del cinema horror come L'esorcista vedeva una madre single alle prese con una bambina che poi viene posseduta. E ci sono famiglie alla rovescia sempre nel cinema horror degli anni '70: pensiamo a Non aprite quella porta dove c'è proprio una famiglia di pazzi psicopatici. E poi c'è uno scontro tra la famiglia "normale" e la famiglia di cannibali deviati di Le colline hanno gli occhi. Ma c'è anche la famiglia che protegge: mi viene in mente Nightmare con il mostro che uccide i bambini e i genitori si alleano per uccidere il mostro; dove però la stessa uccisione di questo mostro genera delle dinamiche all'interno di famiglie che sono rovinate.
Quindi il cinema horror ci ha regalato tantissimi esempi di famiglie come minimo disfunzionali ma in molti casi davvero alla rovescia o molto minate al loro interno, Hereditary secondo me riesce a prendere tantissimi degli elementi tipici del cinema horror ma è molto più ricco perché va molto oltre e in chiave moderna; e mostra davvero tantissime cose, tantissimi semi, tantissime possibilità di approfondimento e di riflessione psicologica.
(...)
Ecco ieri stavo proprio pensando al tema della casa. Nel cinema horror ovviamente quando si parla di case infestate o comunque con presenze inquietanti o demoniache i film che entrano maggiormente all'interno della nostra psiche quando li guardiamo - almeno parlo per me ma so di non essere l'unica - sono quelli che appunto instillano il dubbio.
Cioè è chiaro che se noi sappiamo fin dall'inizio che c'è un demonio o comunque una presenza soprannaturale siamo già sicuri di quello che stiamo per vedere e meno ci sentiamo coinvolti, meno ci spaventiamo; mentre quando davvero ci caghiamo sotto, scusate il termine, è quando ci viene il dubbio. Tu (Marco) hai citato Emily Rose: sono assolutamente d'accordo con tutto quello che hai detto perché è esattamente la cosa che ho pensato anch'io: questa ragazza potrebbe benissimo essere schizofrenica o comunque avere un disturbo di questo tipo, non siamo mica così sicuri che ci sia veramente un elemento soprannaturale.
Ecco la casa poi quand'è che fa davvero paura, quando va a giocare sulle dinamiche familiari che sono già in parte minate da qualcosa o comunque è insicura per qualche motivo. Penso a un altro grande classico del cinema horror che in realtà oggi non viene più considerato né spaventoso né particolarmente importante però da questo punto di vista invece secondo me è rilevante, Amityville horror dove c'è questa famiglia che va in questa bellissima casa che stranamente costa poco e il padre comincia ad avere proprio un cambiamento anche fisico, comincia a fare davvero paura - Brolin, davvero molto nella parte. E anche lo spettatore si chiede ma sarà davvero la casa o è lui che comincia ad avere dei disturbi?
Invece per quanto riguarda il "ma sarà vero oppure no" ho notato anch'io questa cosa che diceva anche Barbara prima, ha fatto una osservazione molto acuta: cioè il fatto che Aster in entrambi i film in realtà ci mette subito nella condizione di dire "ma boh, sarà vero oppure no?" Perché anche in Midsommar i ragazzi arrivano al villaggio e cos'è che fanno? Gli viene offerto il fungo magico, no? Cioè appena arrivano sono messi nella condizione di sballarsi, di vedere altro e però anche noi ci chiediamo ma allora quello che vediamo sarà veramente così oppure è frutto di allucinazioni? E anche in Hereditary ci sono le allucinazioni mentre lei lavora alla casa, al modellino della casa.
Quindi davvero quelli di Aster sono film ricchissimi sia di collegamenti ad altri film - però come diceva giustamente Barbara in modo molto moderno, in un modo che va oltre come ho detto io prima in modo molto rozzo - nel senso che qui si va veramente ad agganciarsi a degli elementi che sono tipici di tutto il cinema e poi si lavora su quelli che sono gli elementi del cinema horror trasformandoli e dando nuova luce, potrei dire per riagganciarmi a un discorso sulla luce che avevamo fatto tempo fa con Marco.
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