Conversazioni di cinema. Her di Spike Jonze
Qui trovate la trascrizione del mio intervento su Her. Per l'intera conversazione, trovate il video.
Lei (Her), del 2013, ha vinto un Oscar per la miglior sceneggiatura originale e non poteva essere altrimenti. Her è un film che anche oggi risulta attualissimo; cioè è ambientato in realtà in un futuro prossimo, però già nel 2013 la situazione era simile a quella di oggi. Oggi forse lo notiamo ancora di più questo impatto incredibile della tecnologia sulla nostra vita, perché la pandemia ha cambiato le modalità di interazione. Stavamo parlando proprio del fatto che questa situazione ha ampliato ulteriormente quello che da un certo punto di vista è positivo, nel senso che prima lavorativamente era necessario per forza di cose fare una riunione di persona magari anche facendo chilometri, adesso poter fare riunioni virtuali ci permette di sentirci più vicini anche quando siamo divisi anche da centinaia di chilometri; però sta di fatto che siamo sempre reperibili. E questo avviene anche dal punto di vista delle relazioni sentimentali, amicali, insomma tutto quello che fa parte del nostro mondo di emozioni e sentimenti: siamo sempre più legati alla forma virtuale.
Quello che fa questo film è appunto farci vedere questa dipendenza dalle relazioni virtuali nel suo picco, perché abbiamo un protagonista, Theodore interpretato da un bravissimo Joaquin Phoenix, che intraprende una relazione con un sistema operativo… Al che chiaramente qualche purista ha storto il naso dicendo “Vabbè ma è una str***ata, è fantascienza pura, cioè di cosa stiamo parlando, fa ridere!” Poi c'è anche da dire che molti in Italia, che snobbano un po' il doppiaggio, hanno avuto da ridire sulla scelta della doppiatrice.
Perché in questo film ci sono anche scene abbastanza forti: si tratta di un vero e proprio rapporto sentimentale che il protagonista, scottato dal divorzio con la sua compagna di una vita, si trova a intraprendere con un sistema operativo davvero molto innovativo, che regola tutte le funzioni della vita di una persona aiutandola in tutte le operazioni quotidiane. Nella enorme solitudine di quest'uomo, che comunque ha anche delle amicizie reali (ha questa migliore amica a sua volta impegnata in un rapporto che però non è per niente soddisfacente, e che lo spinge anche ad avere delle frequentazioni), a un certo punto irrompe questa relazione con il sistema operativo che evolve anche da un punto di vista sessuale, e c'è una scena molto particolare in tal senso.
Il doppiaggio italiano è di Micaela Ramazzotti. Non tutti la amano, poi in Italia c'è sempre un po' questo discorso spiacevole “Ah sì, quella lì lavora solo perché è la compagna di”. A me personalmente piace come attrice e anche come doppiatrice. Del resto non era facile trovare una doppiatrice all'altezza di quella del film originale che è Scarlett Johansson, l'emblema della bellezza e della sensualità femminile. Quindi la Ramazzotti ha fatto un lavoro davvero difficilissimo, cioè dare anima e corpo a quello che rimane un sistema operativo.
Io mi sono sentita molto coinvolta, ovviamente complice l'interpretazione di Phoenix che è fantastico; la storia è veramente molto bella e ben recitata, e come ho detto prima è facile immedesimarsi e trovarci cose che viviamo sicuramente tutti i giorni, e le vivevamo già prima della pandemia; questa situazione ha semplicemente esacerbato ulteriormente le modalità di scambio virtuale che tutti ci troviamo a vivere quotidianamente.Il protagonista si innamora quindi di un sistema operativo, poi scopre che anche questo dà problemi come qualunque altro tipo di relazione; perché ci sono le gelosie, la scoperta che lui non è l'unico nella vita sentimentale di questo sistema operativo.
C'è un motivo per cui lui, qualcuno potrebbe dire anche un po' follemente, si innamora di un un software: è rimasto terribilmente deluso dalla fine di una storia d'amore che durava da una vita. E poi ci prova anche, a uscire con quest'altra bellissima donna. Però succede che le aspettative, l'ansia... Insomma secondo me il messaggio di fondo (che si vede anche nella coppia formata da quella che è la migliore amica di Theodore, Amy, interpretata da Amy Adams, e dal suo compagno: ecco, lei vive una relazione assolutamente insoddisfacente), la cosa forse che accomuna tutti in questo film è che non c'è più la capacità di capire che la vita è anche dolore.
La vita ci presenta molto spesso delusioni, fatiche, rancori, depressione, paure. I rapporti in qualche modo ci rendono fragili, vulnerabili, deboli, esposti a delusioni, sofferenze, dolore, emozioni. E la sensazione che si ha è quella di persone che un po' si accontentano, un po' si ritirano, un po' pensano che forse alla fine ritirarsi in un cantuccio virtuale è più comodo, perché così non si deve essere alle prese con le aspettative di qualcun altro… Insomma la scena dell'uscita con questa bellissima ragazza interpretata da Olivia Wilde è qualcosa di terrificante, fa venire un'ansia tale che quasi si arriva a capire l'atteggiamento di lui, nel senso che a un certo punto ti verrebbe proprio da dire “Vabbè ma vaff***ulo, davvero me ne sto da solo e faccio da solo!”
Quindi da una parte io la vedo come l'incapacità dell'essere umano di affrontare la realtà delle cose anche negli aspetti più negativi, e ovviamente le relazioni di tutti i tipi, amicali e sentimentali; e dall'altra però c'è anche la sensazione che forse sono anche le persone che conosciamo a non essere quelle giuste per noi. La società di oggi ci pone davanti a delle scelte o imposizioni di classe. Perché anche qui bisogna pensare al contesto: siamo a Los Angeles, non siamo sicuramente in un ambiente disagiato, anzi sono persone che fanno dei lavori abbastanza di rilievo, quindi non siamo assolutamente tra persone con problemi economici o di degrado ambientale o sociale, anzi si tratta probabilmente di pressione sociale, di quello che gli altri si aspettano da noi.
Tu sei così, dovresti avere un compagno di un certo tipo, dovresti comportarti in un certo modo… Quindi alla fine sono anche le aspettative della società in cui sei inserito che probabilmente ti creano delle ansie da prestazione, e quindi qui appunto la famosa scena dell’uscita con questa ragazza che poi va a rotoli è significativa in tal senso. Quindi è un film che ti lascia dentro tantissimo su cui riflettere, e non sai se alla fine il poveraccio è lui che ha creduto e si è dedicato anima e corpo a una relazione puramente virtuale un po' da pazzi, potremmo dire superficialmente, oppure se è la società che lo circonda a essere scadente; perché la società può essere scadente anche se sembra brillante e piena di cose mirabolanti, di innovazione, ricca, con appartamenti di design e piena di soldi e benessere.
(...)
Sì, avevo dimenticato il ruolo di Rooney Mara che anche se secondario è molto importante, perché è da questa grande delusione che poi prende forma tutto quello che ne consegue.
Questo film è molto interessante, perché non dico che abbia anticipato (ci sono stati tanti film anche in precedenza che avevano prospettato una deriva verso la virtualizzazione completa dei rapporti, quindi non credo che sia questa l'originalità vera e propria del film) però è andato a puntualizzare, anche andando a riprendere come giustamente citavi alcuni stereotipi di certi film romantici che abbiamo visto tutti e che sono stati a loro volta già parodiati. Mi viene in mente ad esempio Una pallottola spuntata, anche lì c'è quella parodia di tutti i momenti che tu hai ricordato: le giostre, la corsa sulla spiaggia, già alla fine degli anni Ottanta quindi si aveva ben presente quali fossero gli stereotipi tipici di un certo cinema romantico.
Quindi in realtà questo film oltre a essere una grande trattazione dell’uomo di fronte al rapporto sempre più invadente e compenetrante con la tecnologia e dell'uomo sempre più solo con le sue nevrosi (perché qui comunque si sta parlando di una persona che non è proprio risolta, felice e soddisfatta; è chiaro che qui ci sono dei problemi alla base del protagonista), allo stesso tempo però come dicevo prima ci viene mostrata anche la società per come è oggi. Cioè non è facile rapportarsi con altri elementi nella vita di tutti i giorni, proprio per tutte le questioni che dicevo prima.
Però questo film ci regala anche una attualizzazione di un certo cinema precedente, quindi ci mostra una riproposizione attuale delle relazioni di oggi avvalendosi di un protagonista sicuramente eccezionale (perché io davvero nel ruolo del protagonista non so chi ci vedrei sinceramente, penso che l'interpretazione di Phoenix sia qualcosa di straordinario) e appunto con questa trovata dell'innamoramento per un sistema operativo che poi si scopre essere non fedele, ecco davvero ci pone davanti a dei quesiti che tu elencavi prima.
Cioè anche la questione del non trovarsi più rispettato come individuo all'interno del rapporto, cioè la follia di questo rapporto non è più tanto il fatto che sia un rapporto uomo fatto di carne e ossa e sistema operativo, ma il fatto che appunto non ci sia una una rispondenza sincera di intenti… Che non vuol dire per forza fedeltà assoluta, ecco il discorso è un po' più complesso, più ampio: è proprio la delusione, come dicevi tu, di non essere riconosciuti come individui.
E mi è piaciuto molto il tuo appunto sulla mancanza degli sguardi, perché questa è una cosa che è terribilmente attuale.
Oggi dovunque ci giriamo c'è gente che sta fissa sul telefonino, a volte perfino quando sei in macchina e stai guidando! Cosa che ovviamente è atroce, agghiacciante e pericolosa. Però davvero, io che viaggio spesso in treno e in tram e sono ancora una di quelle persone che cerca anche di leggersi il libro cartaceo per intenderci, però io stessa mi accorgo di stare tantissimo china sul telefonino, come tutti gli altri attorno e di tutte le età, dal ragazzino di 12 anni ai settantenni siamo tutti sul telefonino, e poi anche lì senza differenze di etnia o di provenienza sociale o culturale. Cioè è proprio trasversale questa cosa qui: siamo tutti fissi sul telefonino, non ci guardiamo, non ci confrontiamo; una volta invece viaggiare in treno era l'occasione per scambiare qualche chiacchiera.
Questo film apre tantissime riflessioni su che cosa siamo, dove stiamo andando, qual è la società di riferimento; se noi possiamo essere punto di riferimento di noi stessi all'interno della società, come cambiano i rapporti; come trovare sempre un senso in quello che facciamo anche se appunto le modalità e anche i nostri interlocutori cambiano: cioè addirittura un sistema operativo può diventare un interlocutore anche capace, però bisogna essere capaci di gestirlo. Questo film è un mondo intero.
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