Conversazioni di cinema. Midsommar di Ari Aster. Con Marco Di Napoli

Midsommar l'ho visto molto di recente e quindi ho delle immagini ancora piuttosto fresche. Questo film è stato scritto e diretto da Ari Aster nel 2019, ci sono degli attori che conoscevo e altri no. Una piccola curiosità: uno degli anziani del villaggio è interpretato dall'attore che ha interpretato Tadzio in Morte a Venezia. 
In apparenza Midsommar è molto diverso da Hereditary, l'opera prima di Ari Aster, ma vedremo poi che in realtà ci sono alcuni punti in comune. Qui abbiamo questa protagonista, Dani, interpretata da un’attrice secondo me molto brava, davvero molto sul pezzo, adatta a interpretare questa parte, interpretata da Florence Pugh. Dani vive un momento molto particolare perché sua sorella si è suicidata, causando anche la morte dei genitori, e lei è completamente sopraffatta dal dolore. 

Dani è una studentessa di psicologia ed è fidanzata con questo ragazzo, Christian, interpretato da Jack Reynor. Lei è praticamente attaccata a lui in un modo morboso, potremmo dire. Stanno insieme da 4 anni e lei ovviamente si appoggia a lui in questo momento così tragico della sua vita, ma lui anche un po’ spronato dai suoi amici - che sono, possiamo dirlo, un po' stronzetti - in realtà vuole lasciarla, e sentiamo i soliti discorsi, e questo è uno dei punti nodali del film: i protagonisti sono dei ragazzi che sono prossimi alla laurea, quindi sono a uno dei periodi di svolta della vita. 

I ragazzi spronano l'amico a lasciare quella che per loro è sostanzialmente una palla al piede, quindi con i soliti discorsi “da uomini”, no? Ma sì tu hai bisogno di divertirti, da una parte devi pensare alla tesi - da una parte il dovere - dall'altra invece devi divertirti con una ragazza, trovare qualcuna con cui fare sesso, devi lasciare quella palla al piede che piange sempre. Effettivamente un'altra curiosità del film è che credo che lei sorrida - Dani intendo, la protagonista - in tutto quattro volte: ha sempre questa faccia estremamente addolorata, così contorta dal dolore. 

Quindi pensiamo che Christian sia un po' anche trascinato da questi amici un po' stronzetti ecco, invece man mano che proseguiamo nel film capiamo poi che i suoi amici sì sono abbastanza opportunisti, un po' egoisti e superficiali, un po' tutto un insieme di cose che capiamo anche dai loro discorsi; ma lui pure non è da meno. 
Quindi abbiamo questa situazione dove lui vuole lasciare lei; lei però è profondamente depressa per questo lutto sconvolgente che l’ha appena colpita; gli amici sono in procinto di andare a fare questo viaggio in Svezia con l'intento sia di divertirsi insieme sia di fare degli studi soprattutto per la tesi di uno - ma poi vedremo che questo sarà anche uno dei motivi di competizione, di rivalità tra gli stessi amici, perché poi quello che vedranno li spingerà ad approfondire maggiormente gli studi sulla loro tesi; del resto mentre Dani studia psicologia i ragazzi studiano antropologia, e non è casuale. 

Quando arrivano in questo villaggio dove sono stati invitati - anche lì non casualmente - da uno degli stessi amici del gruppo, che invita gli altri a raggiungere il suo villaggio originario con l'intento di assistere a questa festa; si tratta di un villaggio abbastanza sperduto della Svezia, non si tratta di una meta turistica conosciuta o di una città ma di un villaggio dove si svolgono ancora queste feste rituali. Una volta arrivati al villaggio vediamo subito due cose: uno c'è un'immensa luce perché è uno di quei periodi dell'anno dove la luce dura praticamente quasi tutto il giorno, ed è uno degli elementi fondanti del film; tutto avviene sotto una luce spietata potremmo dire, una luce che non permette di nascondere nulla. Ed è un film particolare da questo punto di vista, perché da una parte è misterioso ma dall'altra no, perché in realtà tanti elementi noi li abbiamo fin da subito, un po' come succedeva già secondo me in Hereditary. 

Appena arrivano al villaggio ai ragazzi viene offerta questa droga che gli fa avere subito delle allucinazioni, e uno dei ragazzi - tra l'altro il più stronzetto del gruppo - si prende male con tutta questa luce, gli prende l’allucinazione storta. Quindi abbiamo questa situazione iniziale e arrivano in questo villaggio dove lei, Dani, è stata invitata da Christian solo per non lasciarla sola; insomma Christian prova pena per lei, non riesce a lasciarla e quindi se la porta dietro un po' come una palla al piede. E provano questa sostanza che induce queste allucinazioni e poi man mano che andiamo avanti scopriamo una verità agghiacciante di questo villaggio: cioè c'è un utilitarismo talmente profondo che una volta compiuti 72 anni gli abitanti del villaggio si suicidano, da un certo punto di vista in modo propiziatorio, insomma perché tutto ha un ciclo e quindi anche il ciclo vitale si esaurisce e bisogna far posto alle nuove generazioni; e da un altro punto di vista una volta che non sia più utili, prima di raggiungere un’età eccessivamente avanzata dove poi possono subentrare malattie o comunque si può essere di peso alla comunità, c’è questo suicidio volontario degli abitanti del villaggio. 

Davanti a questa scena allucinante all'inizio sembrano tutti un po' ovviamente sconvolti e non potrebbe essere diversamente. Però vediamo che mentre Dani effettivamente è sconvolta e lo possiamo anche immaginare - cioè lei ha appena subito un lutto incredibile, quello della sorella e dei genitori ed è avvezza al dolore, potremmo dire - lei sembra quella più sconvolta del gruppo mentre gli altri a cominciare dal suo fidanzato pietoso cominciano a fare un ragionamento utilitaristico, cioè sì sta cosa è spiazzante però cominciano a giustificare gli abitanti del villaggio: beh insomma bisogna capire che la loro è una cultura, è tradizione, noi chi siamo per giudicare? Cominciano a capire che potrebbe essere molto interessante fare una tesi su un villaggio di questo tipo, quindi subentra tutta una visione di tipo questo sì utilitaristico, secondo me a dir poco vomitevole da parte dei ragazzi che poi oltretutto cominciano a rivaleggiare tra di loro perché cavolo, adesso voglio fare anch'io la tesi su questo villaggio… Insomma vediamo veramente un atteggiamento disgustoso e ovviamente è solo una parte dell'orrore che vedremo successivamente. 

E poi c'è un altro elemento interessante secondo me in questo film, e potrebbe essere quasi un omaggio a uno dei grandi cliché del cinema horror: cioè c'è uno di questi amici, appunto il più cattivello, potremmo chiamarlo così - Mark, interpretato da un attore che avevo già visto in Detroit di Kathryn Bigelow: Will Poulter - Mark è quello che tra gli amici fa il discorso del Ma sì, io voglio divertirmi, voglio rimanere qui con la speranza di fare sesso con qualcuno... Insomma questo è forse uno dei grande cliché del cinema horror come ci insegnava anche Wes Craven in quel film geniale che è Scream: chi cerca o fa sesso nel film horror è destinato a fare una brutta fine; e ovviamente anche in questo caso non resteremo delusi dalle nostre aspettative. Quindi secondo me ci sono anche dei tocchi davvero di genialità all'interno della genialità di questo film. 

Un'altra cosa sui personaggi, lo sviluppo dei personaggi. Mentre gli altri fanno appunto questo discorso molto opportunistico con l'andare del tempo vediamo però che Dani viene sempre più inglobata nel villaggio e viene accolta e infatti quello del gruppo di amici che aveva fatto da specchietto per le allodole e li aveva portati fin lì è che fin dall'inizio aveva avuto verso Dani questo atteggiamento molto accogliente, molto caldo che faceva presagire che ci fosse qualcosa oltre l'amicizia, le fa un discorso molto chiaro del tipo: Ma il tuo fidanzato Christian ti accoglie? Ti fa sentire all'interno di una famiglia? Quindi va proprio a giocare su quelle che sono le mancanze di Dani, ed è questo che poi spiega quello che avviene nel finale. 

Ci sono delle sparizioni all'interno di questo gruppo di amici e chiaramente cominciamo ad avere anche noi dei forti sospetti, anche se non vediamo proprio tutto quello che accade - vediamo alcune cose, altre le immaginiamo; e infatti poi vedremo che i nostri sospetti erano fondati. Però poi quello che avviene nella scena madre finale si spiega proprio con il fatto che Dani finalmente trova una famiglia, quindi viene finalmente accolta, trova un posto dove stare, una comunità che la fa sentire parte di qualcosa di più grande; e quindi tutto il vuoto di Dani viene colmato, ed ecco perché dopo essere diventata la Regina di maggio dopo una lunga scena molto bella della danza diciamo di resistenza che poi elegge appunto la Regina di maggio e lei successivamente deve prendere questa decisione - che da un certo punto di vista può sembrare difficile ma dall'altra ovviamente apparirà più che scontata - ha tutto un senso all'interno della logica del film. È ovvio che andrà a finire così e tutto quello che abbiamo pensato andrà proprio a finire nella casella giusta. 

Ecco io lo trovo un film spettacolare sotto tantissimi punti di vista: la storia, i personaggi, il significato, i rituali, il fatto che il leader del villaggio sia questo disabile frutto di un rapporto endogamico - quindi capiamo che viene praticato dell'incesto rituale proprio con l'obiettivo apposito di partorire il nuovo leader del villaggio - insomma ci sono talmente tanti dettagli così interessanti in questo film… Gli arazzi che noi vediamo così come una carrellata quasi superficiale ma che in realtà ci dicono già tantissimo dei rituali che vengono compiuti all'interno di questo villaggio; e poi tutti i diari su cui si scrive la storia del villaggio, che contengono dei segreti da difendere fino alla morte. Ci sono davvero talmente tanti elementi tutti uno più interessante dell'altro in questo film che davvero è impossibile da pensare di poterli raccogliere tutti!

(...)
Dunque per quanto riguarda quest'ultimo punto è proprio così, cioè ci sono comunque delle regole e quelle che diventano le vittime nel film non sono vittime casuali ma sono vittime perché come dicevi tu hanno infranto delle regole. Anche la scelta finale che viene poi demandata a Dani in quanto Regina di Maggio se avesse scelto diversamente - ovviamente non sarebbe mai stato così e lo sappiamo - però voglio dire ipoteticamente lei avrebbe potuto scegliere diversamente e lui del resto il suo dovere lo aveva fatto, quindi ecco che poi se lei appunto avesse per caso scelto diversamente lui non sarebbe diventato la vittima che vediamo.

E una cosa molto importante anche qui è il tempio, che viene costruito e poi sacrificato alla fine e anche qui appunto come diceva Barbara la scorsa volta vediamo un'attenzione alle forme che vengono utilizzate, sia delle delle abitazioni sia del design interno; quindi Ari Aster è molto attento a questi dettagli. E poi un'altra cosa che appunto tu hai citato riguarda questa condivisione dei sentimenti: c'è un punto in cui si parla di 16 emozioni che vengono provate, cioè sono state praticamente catalogate 16 emozioni e queste emozioni vengono vissute in modo come dicevi tu condiviso, e questo fa parte dello psicodramma.

Quindi ci sono delle scene soprattutto riguardanti il dolore nella seconda parte di Dani che scopre il tradimento - che poi in realtà non è un tradimento, nel senso che lui viene indotto a svolgere il suo compito all'interno della comunità sempre tramite l'assunzione di droghe, quindi dal mio punto di vista è difficile anche considerarlo davvero un tradimento - comunque quando lei vede quella scena abbastanza traumatica chiaramente non può che provare dolore e le donne che la circondano lo provano insieme, esattamente come le donne della ragazza che veniva ingravidata nel rituale da Christian godevano insieme a lei. Questo perché appunto le 16 emozioni del villaggio vengono condivise e questo come dicevi tu fa parte proprio del dare un senso al dolore e anche al piacere; è tutto al visto all'interno dello stesso contesto, cioè la condivisione del di tutte le fasi della vita.

E a questo proposito il suicidio/omicidio che noi vediamo all'inizio è completamente diverso dal suicidio volontario degli anziani che una volta compiuti appunto 72 anni si immolano. Chiaramente all'inizio non è proprio lo stesso, perché la sorella di Dani uccide anche i genitori uccidendo se stessa quindi è chiaro che ha un peso diverso perché c'è un omicidio/suicidio; comunque il contesto è totalmente totalmente differente quindi sicuramente il punto come dicevi tu è quello del trovare un senso al dolore e trovare un senso alla morte che comunque tanto ci coglierà tutti, ma se noi la anticipiamo non subiamo ma diventiamo artefici del nostro destino - per quanto comunque tutto sia appunto già scritto - entriamo comunque a far parte di un destino già scritto, cioè il messaggio è un po’ questo per me.

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Aggiungo solo una cosa sulla famiglia, cioè che Ari Aster di nuovo punta sul senso di comunità; in Hereditary chiaramente era una comunità prima di tutto familiare e poi però c'era anche la comunità degli adepti della setta che adorava il demone; in questo caso è una famiglia che viene distrutta dall'interno e la sopravvissuta di questo nucleo familiare trova una nuova comunità. Anche questo, oltre alla forma delle abitazioni e l'attenzione al design, è un altro collegamento con il primo film di Ari Aster. 

(...)
Sì, anche il climax… In Hereditary forse era più traumatico, qui già a un terzo del film con quella scena del suicidio capiamo cosa aspettarci, quindi qui forse il climax è meno violento.

Questo è il testo del mio intervento, per l'intera conversazione c'è il video.




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