Possession di Zulawski. Un lucido delirio in un mondo senza fede


Possession (1981) è un film scritto, co-sceneggiato e diretto da Andrzej Żuławski. Ed è un lucido delirio.

"I can't exist by myself because I'm afraid of myself, because I'm the maker of my own evil."

Protagonista indiscussa del film (censuratissimo) ambientato in una Berlino ancora divisa dal Muro che ospita alla perfezione il tema del "doppio", Isabelle Adjani è inquietante nella sua interpretazione magistrale.

Tutto il disagio del senso di colpa e della disgregazione familiare in un mondo senza fede: memorabile la scena al cospetto di un Gesù che non offre risposte a domande che restano mute. "Dio è una lebbra", dice Mark (Sam Neill). E l'uomo non è da meno.

Morboso, osceno, disturbato e disturbante, rivoltante, scomodo, di non facile lettura. Non a caso, è un film apprezzato da David Lynch.

È un film dove c'è tutto. È talmente denso, talmente pieno di significati più o meno palesi, da essere difficilmente catalogabile e descrivibile. I generi "grottesco", "horror", "drammatico" non rendono l'idea. Possession è tutto questo ed è molto di più.

Molte sono le scene traumatiche: in particolare quella dell'accoppiamento con "l'amante" (creato da Carlo Rambaldi e lo stesso Żuławski) e la scena finale sono straordinarie, ma la scena traumatica cult per eccellenza è quella del sotterraneo, dove Adjani schianta al muro dei cibi che simboleggiano la vita e perde a sua volta liquidi corporali. La sequenza è stata omaggiata più volte, in particolare nel video "Voodoo in my blood" dei Massive Attack con Rosamund Pike, che omaggia anche Phantasm: ne avevo parlato qui.

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