Venerdì colonne sonore. Il commissario Pepe

La nostra è una città tranquilla, dedita al lavoro e alla famiglia. Ogni tanto c'è qualche sciopero, qualche comizio, ma senza compromettere l'ordine pubblico. Discorsi infuocati, vibrate proteste, qualche applauso e tutto resta come prima. I padroni restano padroni, gli operai restano operai.

Il film di Ettore Scola del 1969, tratto da Il commissario Pepe di Ugo Facco De La Garda del 1965, è il ritratto beffardo e agrodolce di una provincia italiana colma di ipocrisie; simile in questo a Signore e Signori di Pietro Germi, uscito nel 1965.

Ugo Tognazzi intepreta il commissario Antonio Pepe, colto - vi sono parecchie scene in cui legge, maneggia libri o si reca in libreria; e in una scena troviamo un passaggio televisivo del poeta Giuseppe Ungaretti - e dai modi pacati, incaricato di debellare il malcostume di una anonima cittadina veneta (le riprese sono state fatte a Vicenza e a Bassano del Grappa, come documentato dal Davinotti).

Pepe non vorrebbe essere costretto a iniziare una crociata contro sessuomani, fedifraghi, omosessuali e prostitute che sono brave persone, ma dal momento che si trova anche a contrastare situazioni davvero illegali - i reati più abietti e gli abusi vengono commessi dai notabili del centro - decide allora di portare a compimento il lavoro includendo nella sua lista tutti i colpevoli, salvo poi trovarsi di fronte alla richiesta di depennare i soliti intoccabili.

La presidentessa dell'opera assistenziale no, il conte industriale nemmeno, l'illustre clinico no, lo stimato umanista no, la sorella di un vicecommissario no, via la suora, via la figlia del prefetto e via quindi anche il suo amico, via tutte le persone rispettabili, vale a dire persone da rispettare. E voi persone qualunque, pensavate di fare il vostro sporco comodo? Poveri illusi, eh no, voi non siete dei pezzi grossi! Eh no, voi dovete pagare, qualcuno che paga ci vuole, altrimenti che facciamo, non paga nessuno?

Nelle sue indagini, Pepe è aiutato non tanto dai poliziotti della centrale cui è a capo, ma dalla figura magistrale dell'outsider Nicola Parigi, interpretato da un eccezionale Giuseppe Maffioli. Ma tutti i personaggi secondari di questa commedia amara sono fantastici (troviamo Tano Cimarosa, una giovanissima Rita Calderoni, ma anche Silvia Dionisio); una menzione speciale va all'anziana governante Uliana.

Nessuno avrebbe potuto conferire a Pepe altrettanto spessore. Il commissario di Tognazzi, mano a mano che scopre di avere accanto a sé persone coinvolte nello scandalo, cede alla delusione, donando a questo film pieno di quadretti tra il comico e lo squallido una nota malinconica che trova un perfetto accompagnamento nel commento musicale finemente psicologico del Maestro Armando Trovajoli.

La sua colonna sonora, tipicamente anni Sessanta, dà forza alle immagini, sottolineando perfettamente le diverse sfumature della pellicola, dalle scene che seguono Pepe nei suoi rituali quotidiani, ai quadretti comici, alle sequenze più movimentate.





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