2000: la fine dell'uomo

"Alla metà degli anni settanta, l'uomo aveva portato l'inquinamento della Terra al punto di una quasi irreparabile distruzione del suo habitat. Si era discusso molto sulla necessità di salvare il nostro pianeta, ma non si era fatto quasi niente di concreto. (...) Questo film non è un documento di fatti realmente accaduti, ma potrebbe diventarlo."



Sono questi, rispettivamente, l'incipit e l'explicit (cupi messaggi della voce narrante, nell'originale animata dallo stesso regista) del film di fantascienza 2000: la fine dell'uomo (titolo originale No Blade Of Grass) del 1970, diretto da Cornel Wilde e tratto dal romanzo La morte dell’erba di John Christopher


Inghilterra, anno 2000: un virus distrugge le coltivazioni mondiali, causando carestie e sommosse. 


In un apocalittico scenario, dominato da un'anarchia generale che le autorità faticano a controllare, John Custance (Nigel Davenport) da Londra si mette in viaggio con la sua famiglia per raggiungere una fattoria in Scozia, di proprietà del fratello, in cui si possono trovare alcune colture ancora sane e ben isolate e difese.


Per giungere a destinazione, i Custance affronteranno bande di motociclisti e di semplici disperati come loro (in originale: "The same kind of people you are.")


Davanti a ogni sorta di violenza e di sopraffazione, l'agiata famigliola metterà presto da parte le buone maniere per la propria sopravvivenza.


Questo straordinario esempio di fantascienza western offre allo spettatore un eccezionale mix tra stile documentaristico e pessimismo alla Peckinpah. 


I personaggi, all'apparenza stereotipati, escono spesso dagli schemi prefissati, regalando momenti di alta tensione.


La regia, con l'utilizzo dei flash forward, appare tanto innovativa quanto confusa. 


Abbondano i simbolismi (davvero epica la lotta finale tra i fratelli) e le scene crudissime. Immancabile la scena dello stupro, che è stata drasticamente tagliata e ha causato parecchi problemi alla produzione in quanto l'attrice Lynne Frederick aveva 15 anni e non si è mai accertato l'utilizzo di una controfigura. Molto d'impatto anche la realistica scena del parto (che a quanto pare era un parto vero); inoltre abbondano le inquadrature che indugiano sulle carcasse degli animali.


Suggestivo il brano di apertura e chiusura di Roger Whittaker, che completa il quadro di una pellicola dominata da un pessimismo cosmico; ma in realtà il regista aveva ipotizzato anche un finale alternativo contenente un messaggio di speranza.


Curiosità: Davenport e Frederick si ritroveranno nuovamente insieme nel film Fase IV: distruzione terra nel 1974.

Commenti

  1. Non credo di riuscire a vederlo sono rimasto indietro nelle visioni

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