Cane di paglia. Peckinpah trasforma il western in un dramma pessimista



David, mite matematico americano, si trasferisce in Cornovaglia con Amy, la moglie giovane e sexy originaria del luogo. Fin dalle scene iniziali, si intuisce che David, ricercatore senza polso, non ha nulla da spartire con i rozzi abitanti del piccolo centro retrogrado, e che le grazie di Amy creeranno più di un problema. 

Quando Amy insiste perché a occuparsi dei lavori nel cottage siano il suo ex, Charlie, e i suoi ancor meno raccomandabili amici, la coppia entra in un vortice di accadimenti sempre più gravi: le prese in giro, il gatto fatto trovare impiccato nell'armadio, lo stupro.

Sarà la volontà della banda di criminali di violare la sua proprietà per farsi giustizia da soli con Henry, un disagiato psichico che ha involontariamente ucciso una ragazza del paese, a far scattare in David la molla della reazione a questa scia di intollerabili soprusi.
 

Contro la volontà della stessa Amy, che vorrebbe consegnare Henry per salvarsi la pelle, David si ribella, e per difendere la casa e la legge diventa un feroce giustiziere, dimostrando che nessuno è un Cane di paglia e che ciascun essere umano è in grado di arrivare a commettere gli atti più impensati, quando è in gioco la sua stessa vita.

Il messaggio di questo film che ha la valenza di un saggio antropologico è chiaro: la società civile è un bluff, ogni cosa è dominata dalla violenza e dall'abuso. 

La regia di Sam Peckinpah (che co-scrive la sceneggiatura tratta da un romanzo di Gordon Williams) è straordinaria quando ci mostra la lunga sequenza dello stupro di Amy (Susan George) inframezzata dalle immagini di David che, attirato in campagna per una battuta di caccia, tenta di uccidere un volatile (e che, quando ci riesce, sembra pentito). 

Dustin Hoffman, abituato al metodo dell'Actor's studio, lavora qui in sottrazione per meglio evidenziare l'assenza di personalità di David. 

Scandalosamente questa pellicola, accusata di fascismo e di misoginia, ottenne solo una nomination agli Oscar, per la colonna sonora. Il mio parere personale? Hoffman da solo ne avrebbe meritati 3.

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