Conversazione su Animali notturni di Tom Ford
Oggi parliamo di Animali notturni, un film che ho visto poco dopo la sua uscita e mi ha colpito talmente tanto che sono andata a leggere il libro da cui è stato tratto e che era uscito un po' di anni prima, negli anni ‘90, Tony & Susan. Quindi in Animali notturni abbiamo un film dentro il film mentre nel romanzo avevamo un libro dentro il libro; o meglio, in Animali notturni abbiamo un romanzo che diventa un film nel film. Comunque ci sono veramente tante caratteristiche di questo film che mi hanno colpito. L'ho riguardato di recente e mi sono resa conto ancora di più di quante porte si aprono guardandolo.
In una delle scene legate al passato, che fanno parte dei flashback che costellano il film, a un certo punto Susan chiede a Edward “Perché scrivi?” Lui le risponde “Perché in questo modo le cose rimangono per sempre” e questa è una delle frasi che più mi ha colpito, perché questo secondo me è uno di quei film dal valore universale, parlando di cose che valgono sempre e che sono l'amore e la vendetta.
Tra l'altro è il secondo film da regista di Tom Ford, di cui consiglio tantissimo anche il primo A single man a sua volta tratto da un bellissimo romanzo. Ford famoso stilista, che qui ci regala bellissime immagini e bellissimi attori (ed è uno dei punti focali del film).
Volendo tratteggiare un pochino la trama, abbiamo Susan (una bravissima Amy Adams), una gallerista di circa 40-45 anni di grande successo che ha un secondo matrimonio molto infelice con un uomo anch'egli bellissimo (Armie Hammer). Un giorno Susan riceve dal suo primo marito Edward che aveva lasciato vent'anni prima il suo romanzo, che racconta la storia di Tony, un uomo che perde la moglie e la figlia anche queste bellissime e coi capelli rossi (e non è un caso) che vengono rapite e poi fanno una brutta fine con tre malviventi.
Tony viene aiutato nelle sue indagini da un poliziotto interpretato da un eccezionale Michael Shannon che nelle nostre chiacchierate avevamo già trovato ne La forma dell'acqua. Dunque Tony viene aiutato ad avere giustizia, però vediamo che questa giustizia si trasforma in vendetta: un altro punto nodale del film.
Man mano che procede nella lettura di questo romanzo Susan tenta di tornare umana: chiama il marito scoprendo che la tradisce; chiama la figlia che la rimbalza, sostanzialmente; si oppone al licenziamento di una collaboratrice al lavoro che lei stessa aveva chiesto di allontanare. E poi si accorge di dettagli che prima non aveva colto o di cui non si ricordava. Decisamente emblematica è l'opera enorme, che praticamente riempie quasi una parete intera della sua galleria, con la scritta Revenge, che lei stessa aveva comprato e che non ricordava. Inoltre nella sua bellissima casa piena di vetrate e design all'ultima moda si accorge di avere questa enorme fotografia che ritrae un uomo in procinto di sparare a un altro uomo.
Procedendo e arrivando al termine della lettura del romanzo, Susan contatta Edward chiedendo di poterlo vedere e nel frattempo vediamo anche come erano andate le cose tra di loro: sostanzialmente Susan lo aveva lasciato perché lui era troppo sensibile e non benestante e faticava cercando di scrivere un romanzo; lei si era comportata molto male con lui e poi si era messa con il secondo marito, avverando la profezia della madre.
Molto bella la piccolissima ma molto significativa parte di Laura Linney che interpreta appunto la madre di Susan e che le fa un discorso del tipo “Guarda che poi ti stancherai e quella borghesia che tanto disprezzi sarà l'unica cosa che vorrai”.
In questo film abbiamo fortissime diverse questioni: prima di tutto la questione di genere. Nel film dentro al film infatti Tony viene accusato dai criminali di essere una femminuccia, mentre il capo della banda rappresenta il classico maschio alfa violento.
Edward mette dentro il suo romanzo dolore e rimpianto, ma non c'è solo questo: la vendetta che vediamo portare a termine da Tony rispecchia poi anche la stessa vendetta di Edward nei confronti di Susan; e allo stesso modo Susan che è stata se vogliamo la carnefice di Edward si sente tradita e fallita proprio come Tony nel romanzo.
Inoltre ovviamente abbiamo forte la radicazione di un'opera di finzione che penetra nella realtà fino a cambiarla; perché Susan si sente profondamente cambiata dalla lettura di questo romanzo, anche se bisogna dire che il suo cambiamento era già iniziato prima: perché vediamo fin dall'inizio che questo matrimonio non è felice, cioè questo romanzo in realtà va a lavorare su quelle che sono già delle sue crepe.
Abbiamo ovviamente la tematica del rimorso e della presa di coscienza, ma soprattutto abbiamo la solitudine e l'abbandono in un mondo che sembra perfetto perché pieno di gente bellissima colta e benestante; però oltre a essere un mondo perfetto è anche freddo e ipocrita. E infatti per non pensare si tende a ingoiare le pillole: durante la chiamata il secondo marito fedifrago dice a Susan “Se non riesci a dormire, tesoro, prendi le tue pillole”, come a dire “Ma sì, stai calma, basta che non rompi le scatole”.
Non a caso Mereghetti nella sua recensione dice bene, cioè evidenzia che questo film da una parte fa vedere la generazione che ha preferito il benessere all'amore, e questo punto viene proprio identificato da quel discorso della madre borghese, repubblicana e conservatrice interpretata da Laura Linney alla figlia; dall'altra però questo film fa vedere che è una nazione che sembra conoscere solo la violenza.
Infatti la violenza c'è a più livelli, come appunto la vendetta. La vendetta di Edward, la vendetta del poliziotto, di Michael Shannon che ha dato letteralmente la vita per il lavoro. Poi abbiamo questo contrasto tra la Los Angeles dei quartieri alti e le zone rurali, desertiche, di confine in tutti i sensi. Questo film mi ha ricordato moltissimo Texas Killing Fields - Le paludi della morte, ispirato alla storia vera di decine di ragazze che sono state violentate e uccise in quella terra di nessuno piena di bifolchi. Però il film fa emergere anche quello che è il deserto dei sentimenti.
Un'altra cosa: i titoli di testa da subito mostrano queste forme molto sgraziate, sfatte di quelle che sembrano essere delle cheerleader o delle pole dancer, a me hanno ricordato un pochino i dipinti di Grosz (in contrasto quindi con le bellezze che vedremo nel film, queste bellezze tutte dai capelli rossi: Amy Adams, Isla Fisher, ma anche le ragazze che interpretano le figlie) quasi a voler mostrare un po' la decadenza di ciò che voleva essere pure estetica. E i titoli di testa verranno poi secondo me agganciati a una scena nella quale Susan si accorgerà dei vistosi ritocchi estetici di una sua collega e glielo farà notare; forse questo vuole simboleggiare un po' la decadenza dell'America.
Un ultimissimo punto è legato al nome: quando all'interno del film dentro il film vediamo che Tony viene avvicinato dal capo della banda di criminali, quell'altro lo prende in giro invece di dargli i dati; in sostanza mi sembra un po' la cruda realtà di un territorio immenso, di queste terre desertiche di confine popolate da senza nome, che irrompe un po' nella noia benestante vittima di un altro tipo di deserto: quello dei sentimenti, dell'ipocrisia.
(...)
La frase che Tony esclama alla vista dei corpi: “Sta bene?” Lui è sconvolto, invece purtroppo Michael Shannon sa già; perché lui è abituato. Quindi mi piace molto l’appunto di Barbara sulla figura di traghettatore che richiama un po' certi film di Lynch. Effettivamente è per questo che poi la giustizia diventa vendetta: perché nel regno della legge non è prevista l’assicurazione alla giustizia di quelli che hanno fatto questo scempio. Michael Shannon invece lo sa perché si vede che in quella zona lui ha già visto tante cose.
Lui è quello che sa, invece Jake Gyllenhaal praticamente viene messo davanti alla realtà dei fatti e quindi quello che sarà lo sconcerto di Tony diventerà anche la realizzazione da parte di Edward di quello che si era rifiutato di vedere. Perché quando vediamo l'incontro casuale di Edward e Susan dopo aver fatto gli studi insieme, quando si ritrovano e scoprono che entrambi avevano sempre avuto una cotta l'uno per l'altra, lui a un certo punto dice “Ma io lo so che anche tu avevi una cotta per me”. Secondo me lui durante gli studi si era ritratto perché in qualche modo già temeva che lei potesse diventare come sua madre (una cosa che torna più volte durante il film) però ci aveva voluto provare lo stesso: e poi quello che si ritrova è la classica legnata sui denti.
E quindi questo ritrovamento dei corpi corrisponde un po' al trauma che lui si troverà a vivere con Susan, quando scoprirà quello che lei ha fatto. E condivido anche quello che diceva Barbara sul fatto che sicuramente nel suo romanzo Edward colloca Susan più come Ray che non come la moglie di Tony; perché ovviamente Susan è la cattiva, che però poi a sua volta si troverà vittima. Infatti non a caso la sua riflessione è con una giovane collaboratrice che però non capisce assolutamente quello di cui sta parlando, perché è troppo giovane o è totalmente imbevuta di quella mentalità votata all'apparenza, all'estetica e alla desertificazione emozionale: le chiede “Non ti è mai capitato di pensare che la tua vita non è quella che avresti voluto?” E quella la guarda come si guarda un pesce dentro una boccia...
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Lo guarderò
RispondiEliminaAttendo le tue impressioni! :)
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