Lasciami entrare: vampiri umani e non. Conversazioni oltre il cinema, con Marco e Barbara
Inizio subito collegandomi a ciò che diceva Barbara sui “vampiri emozionali” perché mi ha fatto venire un'altra concezione comune oggi, che è quella dei vampiri energetici. Spesso, soprattutto su certe pagine e siti, emerge questa figura del vampiro energetico come qualcosa da cui dover scappare, con un monito: "Stai attenta alle persone che ti sottraggono le energie positive, stai attenta alle persone negative." Sembra che oggi nella società della performance a tutti i costi dobbiamo sempre essere carichi a mille, ultra performanti, ultra positivi e questo ci segna molto. A tale proposito mi viene naturale pensare al discorso delle ragazze che si sono diplomate alla Scuola Normale di Pisa e hanno fatto un discorso estremamente politico su come oggi viene intesa la scuola d'elite: ormai l'università si è trasformata in azienda e conta solo la performance e non la formazione. E qui chiudo la parentesi perché andiamo troppo fuori tema.
Per tornare ai vampiri cinematografici, ovviamente le cose principali le avete già dette. Lasciami entrare mi piace moltissimo, proprio perché come diceva Barbara mostra molto chiaramente qual è il vero vampiro, il vero nemico da combattere. Sicuramente Eli è spinta da una motivazione di sopravvivenza, mentre i veri cattivi in questo film sono altri, sono da ricercare altrove.
Lasciami entrare di Tomas Alfredson (tratto da un romanzo di John Ajvide Lindqvist) è un film molto bello che secondo me è anche a sua volta una metafora, e qui mi collego a quello che diceva Marco sulla solitudine del “mostro”: è anche se vogliamo una metafora di quello che significa nascondere un segreto molto importante a chi ci circonda, trovarsi a dover gestire qualcosa di molto ingombrante e quindi anche una solitudine davvero pesante.
Secondo me oltre a essere una grande metafora della diversità è anche una metafora di quello che significa l'amicizia, non solo l'amore: perché la relazione che si instaura tra questi due ragazzi (o meglio, un ragazzo e una non-ragazza) va molto oltre tutte le definizioni canoniche di relazione. Diciamo che possiamo immaginare un patto profondissimo, ma ci sono tanti messaggi molto belli in questo film che è uno tra i miei preferiti sul tema vampiro.
Ecco, il tema "vampiri" soprattutto dal punto di vista cinematografico si è prestato a tantissime interpretazioni diverse, tanto che dal vampiro “classico” abbiamo visto nella storia del cinema vampiri davvero di tutti i tipi: il vampiro romantico (pensiamo al Dracula di Coppola), il vampiro ultra mega patinato e sexy di Intervista col vampiro e tanti altri film con tanti diversi tipi di vampiri: mi viene in mente anche L'ultimo uomo della terra che ha tra l'altro un'interpretazione fantastica di Vincent Price; ma abbiamo veramente tantissimi tipi di vampiri e di film sui vampiri, cioè quelli più improntati appunto a mostrare una figura quasi tragica e quelli invece più attenti a una fotografia anche sensuale e patinata.
Tanta diversità di figure e di stili si ha di nuovo negli anni Ottanta, un decennio che anche in questo caso ci ha regalato figure di vampiri molto particolari e una serie di film davvero cult da questo punto di vista: penso ad Ammazzavampiri, a Ragazzi perduti, a Il buio si avvicina che sono diversissimi e che mettono in luce però in alcuni casi la presenza quasi di famiglie di vampiri: nel caso de Il buio si avvicina sembra proprio una famiglia, invece i Ragazzi perduti sono appunto questi eterni ragazzi, non a caso il film ricorda un po' la storia di Peter Pan. Ecco quindi che il vampiro non è sempre questo mostro solitario ma a volte si riunisce anche in clan o in pseudo famiglie.
Anche quando si dice che il vampiro è sempre collegato a una immagine di tipo sensuale, carnale o romantico, non è sempre così. Infatti uno dei film che preferisco è 30 giorni di buio dove troviamo dei vampiri che non sono per niente belli da vedere, parlano un linguaggio totalmente incomprensibile agli umani e tra l'altro sono molto sadici, giocano con le prede.
Concludendo, abbiamo tantissimi tipi di vampiri e ognuno ci può dare qualcosa di davvero diverso sia dal punto di vista dell'intrattenimento e in questo caso, nel film che abbiamo trattato in particolare questa sera, più che intrattenere ci fa riflettere.
(...)
Infine, per agganciarmi al discorso di Marco sul rapporto tra vampiri e capitalismo, ricordo che qualche anno fa ho letto un romanzo di Luca Cangianti che si intitola Sangue e Plusvalore, mentre per quanto riguarda il cinema italiano ricordo che nel 1971 è uscito il film Hanno cambiato faccia che mostra proprio il collegamento tra il vampirismo e una certa idea di buona società e di capitalismo.
Per tornare ai vampiri cinematografici, ovviamente le cose principali le avete già dette. Lasciami entrare mi piace moltissimo, proprio perché come diceva Barbara mostra molto chiaramente qual è il vero vampiro, il vero nemico da combattere. Sicuramente Eli è spinta da una motivazione di sopravvivenza, mentre i veri cattivi in questo film sono altri, sono da ricercare altrove.
Lasciami entrare di Tomas Alfredson (tratto da un romanzo di John Ajvide Lindqvist) è un film molto bello che secondo me è anche a sua volta una metafora, e qui mi collego a quello che diceva Marco sulla solitudine del “mostro”: è anche se vogliamo una metafora di quello che significa nascondere un segreto molto importante a chi ci circonda, trovarsi a dover gestire qualcosa di molto ingombrante e quindi anche una solitudine davvero pesante.
Secondo me oltre a essere una grande metafora della diversità è anche una metafora di quello che significa l'amicizia, non solo l'amore: perché la relazione che si instaura tra questi due ragazzi (o meglio, un ragazzo e una non-ragazza) va molto oltre tutte le definizioni canoniche di relazione. Diciamo che possiamo immaginare un patto profondissimo, ma ci sono tanti messaggi molto belli in questo film che è uno tra i miei preferiti sul tema vampiro.
Ecco, il tema "vampiri" soprattutto dal punto di vista cinematografico si è prestato a tantissime interpretazioni diverse, tanto che dal vampiro “classico” abbiamo visto nella storia del cinema vampiri davvero di tutti i tipi: il vampiro romantico (pensiamo al Dracula di Coppola), il vampiro ultra mega patinato e sexy di Intervista col vampiro e tanti altri film con tanti diversi tipi di vampiri: mi viene in mente anche L'ultimo uomo della terra che ha tra l'altro un'interpretazione fantastica di Vincent Price; ma abbiamo veramente tantissimi tipi di vampiri e di film sui vampiri, cioè quelli più improntati appunto a mostrare una figura quasi tragica e quelli invece più attenti a una fotografia anche sensuale e patinata.
Tanta diversità di figure e di stili si ha di nuovo negli anni Ottanta, un decennio che anche in questo caso ci ha regalato figure di vampiri molto particolari e una serie di film davvero cult da questo punto di vista: penso ad Ammazzavampiri, a Ragazzi perduti, a Il buio si avvicina che sono diversissimi e che mettono in luce però in alcuni casi la presenza quasi di famiglie di vampiri: nel caso de Il buio si avvicina sembra proprio una famiglia, invece i Ragazzi perduti sono appunto questi eterni ragazzi, non a caso il film ricorda un po' la storia di Peter Pan. Ecco quindi che il vampiro non è sempre questo mostro solitario ma a volte si riunisce anche in clan o in pseudo famiglie.
Anche quando si dice che il vampiro è sempre collegato a una immagine di tipo sensuale, carnale o romantico, non è sempre così. Infatti uno dei film che preferisco è 30 giorni di buio dove troviamo dei vampiri che non sono per niente belli da vedere, parlano un linguaggio totalmente incomprensibile agli umani e tra l'altro sono molto sadici, giocano con le prede.
Concludendo, abbiamo tantissimi tipi di vampiri e ognuno ci può dare qualcosa di davvero diverso sia dal punto di vista dell'intrattenimento e in questo caso, nel film che abbiamo trattato in particolare questa sera, più che intrattenere ci fa riflettere.
(...)
Infine, per agganciarmi al discorso di Marco sul rapporto tra vampiri e capitalismo, ricordo che qualche anno fa ho letto un romanzo di Luca Cangianti che si intitola Sangue e Plusvalore, mentre per quanto riguarda il cinema italiano ricordo che nel 1971 è uscito il film Hanno cambiato faccia che mostra proprio il collegamento tra il vampirismo e una certa idea di buona società e di capitalismo.
Come sempre, su YouTube la chiacchierata integrale:
L'ho visto questo film, la prima volta mi è piaciuto, era strano, mi ha attirato anche perché i miei figli erano apparentemente coetanei dei protagonisti.
RispondiEliminaHo gradito particolarmente la vostra conversazione.
Ma grazie! Sì, è un film particolare, va oltre il concetto di horror e l'ambientazione lo rende ancora più originale.
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