Border - Creature di confine (conversazione con Marco e Barbara)

La visione di questo film di Ali Abbasi del 2018, tratto da un racconto di John Ajvide Lindqvist, mi ha lasciata senza parole, perché mi sono resa conto di quanto sia complesso e stratificato, pieno di significati e di messaggi su integrazione, identità, scelta e conflitto. Border è un film che non si definisce, anche il genere è molto difficile da inquadrare. Border è "al confine" tra i generi: c’è il dramma, c'è il thriller e c'è ovviamente una forte connotazione horror o comunque molto dark, complici anche l'ambientazione e le tematiche toccate.

In questo film ci sono davvero tantissimi messaggi e proverò a citare alcune delle cose che mi hanno toccato maggiormente. Come sapete, abitualmente faccio collegamenti con altri film. Con Border sì, ho fatto alcuni collegamenti, però diversamente da moltissimi altri casi l'ho trovato una pellicola davvero unica e originale, difficile da collegare forzatamente ad altre, sia per le tematiche sia per la complessa stratificazione.

All'inizio pensiamo di avere a che fare con una donna un po' bruttina di aspetto, che pensa di avere un’anomalia genetica, e capiamo subito, a partire dal titolo Border - Creature di confine, che il confine ci viene presentato in tanti modi. La protagonista svolge infatti un lavoro che ha a che fare con i confini stessi, perché è un’agente della dogana: più confine di così...

Tina ha un rapporto che è di pura compagnia con un uomo che la sfrutta economicamente. Non c'è nessun affetto, nessun vero rapporto sentimentale tra i due e questo denota un accontentarsi che è tipico di molte relazioni tra esseri umani: quante volte per quieto vivere e per non restare da soli durante la vecchiaia ci accontentiamo di rapporti davvero poco soddisfacenti? Nel suo lavoro lei è molto brava, vediamo che coltiva inoltre rapporti di amicizia e va a trovare anche suo padre che è anziano e comincia ad avere i primi sintomi dell'Alzheimer; quindi Tina ha una vita abbastanza regolare, abbastanza “normale”.

Però capiamo anche che la protagonista ha una caratteristica che la accomuna agli animali: perché l’olfatto che in lei è particolarmente sviluppato le permette di annusare le emozioni, i sensi di colpa, la paura. L'olfatto rende Tina più simile a un animale che a un essere umano.

Un'altra particolarità di questo film è il bosco, luogo senza tempo che abbiamo già visto in tantissimi altri film (penso ad esempio alla casa nel bosco di Hereditary) e la presenza del bosco unita al senso più animale di Tina mi ha fatto venire in mente un altro titolo, Antichrist di von Trier.

Un altro elemento è che nel bosco di solito si nascondono i mostri: spesso ci sono cannibali che si celano nella natura. Anche qui il cinema, soprattutto quello dell'orrore, ci ha dato tantissimi esempi: di recente tra l'altro ho visto Offspring, che è un film molto particolare in tal senso. In Border c’è un forte senso di inquietudine, strisciante per tutto il tempo. 

Ma in questo film c’è davvero tanto altro: l'abuso sui bambini è una tematica fortissima, che mi ha lasciata stesa per come viene trattata. E poi c’è l'incontro con Vore che farà capire a Tina la sua vera natura e scopriremo che non si è trattato assolutamente di un incontro casuale: le tessere verranno rimesse al loro posto… E ancora c’è il rapporto con la scoperta della propria natura, anche dal punto di vista corporale e sessuale, perché chiaramente queste creature hanno un sesso molto particolare, diverso da quello umano e quindi c'è anche la difficoltà ad accettare se stessi; infatti alcune recensioni toccano la questione relativa alla transessualità.

Insomma, ci sono davvero tantissimi spunti e momenti di riflessione, con i mostri umani e gli umani che sono molto più mostri dei mostri a dominare la scrittura.

Un'altra cosa che mi ha colpito particolarmente è l'attaccamento alla natura umana da parte di Tina, che dice a Vore che purtroppo non può avere figli: ma ci sarà un lieto fine da questo punto di vista. Quindi c'è un forte istinto materno in Tina, personaggio metaforicamente “diverso” che viene costretto a fare scelte molto dure ma che risulta più umana di molte delle persone che la circondano.

(...)

Aggiungo infine un ultimo film che mi è venuto in mente: il fortissimo istinto materno di Tina mi ha ricordato Blood Red Sky, visto su Netflix, dove c'è una mamma vampira che fa di tutto per salvare se stessa e il figlio da un dirottamento di terroristi su un aereo; anche in questo caso si tratta di un mostro che è più umano di molti esseri umani.

Il video integrale:

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