Quando il sequel è migliore dell'originale. Venerdì 13 parte IV
Venerdì 13 è una delle saghe horror più conosciute e di maggior successo. E si tratta anche, per chi scrive, della saga horror "storica" più sopravvalutata, a partire dal primo capitolo che, per quanto rappresenti una pietra miliare del cinema horror, sia registicamente sia per la scrittura dei personaggi è a dir poco deboluccio. Ecco perché a mio parere ci vuole poco a ottenere un risultato migliore, almeno in alcuni dei sequel.
La trama. Nel prologo di Capitolo finale vediamo alcuni dei ragazzi protagonisti dei primi tre capitoli della saga che, attorno a un fuoco, ascoltano la storia di Jason. Subito dopo, polizia e ambulanze sgomberano il luogo dove Voorhees aveva ucciso le vittime del film precedente. Tra i corpi recuperati c'è quello dello stesso Jason, che tuttavia resuscita e inizia nuovamente a uccidere: stavolta i suoi obiettivi sono un gruppo di giovani (particolarmente fissati con il sesso, con la sceneggiatura di Barney Cohen tra il divertente, lo stereotipato e l'assurdo) che ha affittato una casa a Crystal Lake e una famiglia composta da madre, figlia adolescente e figlio dodicenne che abita davanti a loro.
Il Capitolo finale diretto da Joseph Zito, del 1984, all'epoca era stato davvero inteso come l'addio alle scene dell'inarrestabile killer Jason Voorhees: il sottotitolo non voleva essere solo una trovata pubblicitaria, come invece sosteneva il critico Roger Ebert che definì il film un "immorale e riprovevole pezzo di spazzatura"*.
All'uscita della terza parte, che aveva segnato l'entrata in scena dell'iconica maschera da hockey di Jason, i produttori avevano pensato di terminare la saga dopo il capitolo seguente, anche a causa delle forti critiche provenienti dall'opinione pubblica circa l'influenza negativa degli slasher sui giovani americani. Il risultato dell'azione moralizzatrice delle associazioni dei genitori, di gran parte della stampa e di critici come Ebert fu un successo a dir poco esplosivo al botteghino per Capitolo finale: oltre 30 milioni di dollari. La gallina dalle uova d'oro era destinata a covare ancora a lungo.
Nello stesso anno dell'uscita di Venerdì 13 - Capitolo finale, comunque, la censura si fece sentire parecchio: lo slasher Natale di sangue fu ritirato dalle sale e alcuni registi furono accusati di aver ripreso veri omicidi nelle loro pellicole, proprio come qualche anno prima era successo a Ruggero Deodato con Cannibal Holocaust.
Il cast. In Capitolo finale vediamo per la prima volta il personaggio di Tommy Jarvis, qui interpretato dall'icona anni Ottanta Corey Feldman. Tra i protagonisti troviamo inoltre Erich Anderson (fratello di una delle vittime di Jason nel secondo capitolo, il suo Rob è un personaggio che infonde una immediata sensazione di forza e sicurezza), volto noto di parecchie serie televisive; Crispin Glover, che diventerà il papà di Marty in Ritorno al futuro e che qui è alle prese con un personaggio "sfigato" e un ballo a dir poco bizzarro; Peter Barton, che reciterà in Febbre d'amore per qualche anno. E poi una delle "final girl" più toste in circolazione: la Trish di Kimberly Beck.
A curare gli effetti speciali ritroviamo nuovamente Tom Savini che aveva creato Jason nel primo capitolo e che qui ci regala alcune morti particolarmente ben riuscite, tra colpi di mannaia e teste schiacciate; il tutto anche grazie al coordinamento con l'interprete di Voorhees, Ted White che incombe sulle vittime in modo rapido, silenzioso e feroce con la sua presenza minacciosa e massiccia. Menzione speciale per l'uccisione nel lago, con l'attrice Judie Aronson (che reciterà poco dopo in La donna esplosiva) a rischio ipotermia dopo un ammollo di ore nell'acqua gelata, fatto che all'epoca fece infuriare White, che aveva una lunga esperienza sul set e già non digeriva l'egocentrismo del giovane Feldman.
Come ho già detto non ritengo che la saga di Venerdì 13 sia paragonabile, come qualità, a quella di altre saghe horror (quella di Nightmare, anche negli episodi meno riusciti è diverse spanne sopra a Venerdì 13 per capacità registica e per scrittura dei personaggi); ma in questo quarto capitolo c'è una costruzione della storia e alcuni ruoli sono degni di nota, tra tutti sicuramente il piccolo Tommy appassionato di trucchi horror. Zito inoltre ha una buona tecnica registica e la scena iniziale dei soccorsi coordinati dall'elicottero è davvero notevole.
Curiosità. In alcune interviste, Crispin Glover ha rivelato di aver accettato l'ingaggio (il suo personaggio è "dead f**k" Jimmy) perché era appena andato a vivere da solo e aveva a disposizione solo una piccolissima somma di denaro. Perciò, pur non amando gli slasher (non era nemmeno fan del primo Venerdì 13, che trovava derivativo rispetto a Non aprite quella porta che invece aveva apprezzato), accettò il ruolo perché si trovava in difficoltà economica. "It is interesting that people still ask me about": la sua stranissima danza non si dimentica tanto facilmente!
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