Conversazione su Dune di Denis Villeneuve
Approfitto di questo film per dire due parole sui remake in generale.
Non capisco chi li detesta a prescindere, cioè chi anche senza vedere il remake/reboot stabilisce che fa schifo, che è inguardabile, che era meglio l'originale.
Secondo me c'è una spiacevole tendenza a pensare al remake come a uno degli aspetti del fantomatico politically correct. Fantomatico perché è composto da tantissimi stimoli e tendenze diverse: alcuni sono sicuramente forzati ma secondo me il p.c. è fondamentalmente una grande invenzione, perché di fatto vengono montati dei casi attorno a quelle che sono singole provocazioni, per "fare del soffoco".
Personalmente amo moltissimo il cinema degli anni '70, '80 e '90 e adoro gli effetti speciali fatti in modo artigianale, con elementi meccanici, protesi e quel trucco che si usava una volta, in lattice. Ancora adesso resto rapita dagli effetti speciali tradizionali e ammetto che ci sono alcuni remake che non riesco a guardare: ad esempio il remake di Nightmare non riesco nemmeno a immaginare di guardarlo; e la stessa cosa mi capita con Point Break, perché li amo talmente tanto nella loro versione originale e ho sentito parlare così male dei loro remake, che ancora non sono riuscita a guardarli.
Esistono però anche dei remake molto buoni, tra l'altro di alcuni abbiamo anche parlato: ad esempio L'alba dei morti viventi di Snyder e La casa di Alvarez. Alcuni remake sono molto buoni e altri sicuramente sono pessimi, ma secondo me se pensiamo che siano troppo forzati, fuori luogo o di bassa qualità basta esercitare il proprio diritto al rifiuto.
(...)
Per quanto riguarda i film che dovrebbero essere "fedeli" ai libri (discorso che si può fare anche per i remake che dovrebbero ricalcare gli originali), voglio ricordare Otto Preminger, un grandissimo regista che viene spesso trascurato e che diceva questo:"Quando un produttore acquista i diritti di un libro o di un testo teatrale, ne diviene proprietario. I diritti di proprietà sono trasferiti, come accade in qualsiasi atto di vendita. Lo scrittore rinuncia al suo controllo, come la parola “vendita” implica. Quando mi preparo a girare una storia, è ovvio che sia filtrata dal mio cervello, dalle mie emozioni, dal mio talento, per quanto ne possiedo. Alcuni personaggi non mi interessano e perciò li tralascio, altri che nei libri sono minori mi interessano molto e li sviluppo quanto ritengo opportuno. Posso anche, eventualmente, creare personaggi ex novo, utili drammaticamente. Non ho alcun dovere, né bisogno di essere “fedele” al libro. Tutti i critici non possono non chiedere a un regista se il film è come il libro. Io sono un regista, il mio dovere non è in alcun modo quello di illustrare una storia, ma piuttosto di ricrearla. Grazie al mio cervello e al mezzo espressivo che ho scelto: il cinema." [Otto Preminger, editrice Il Castoro 1991]
Non capisco chi li detesta a prescindere, cioè chi anche senza vedere il remake/reboot stabilisce che fa schifo, che è inguardabile, che era meglio l'originale.
Secondo me c'è una spiacevole tendenza a pensare al remake come a uno degli aspetti del fantomatico politically correct. Fantomatico perché è composto da tantissimi stimoli e tendenze diverse: alcuni sono sicuramente forzati ma secondo me il p.c. è fondamentalmente una grande invenzione, perché di fatto vengono montati dei casi attorno a quelle che sono singole provocazioni, per "fare del soffoco".
Personalmente amo moltissimo il cinema degli anni '70, '80 e '90 e adoro gli effetti speciali fatti in modo artigianale, con elementi meccanici, protesi e quel trucco che si usava una volta, in lattice. Ancora adesso resto rapita dagli effetti speciali tradizionali e ammetto che ci sono alcuni remake che non riesco a guardare: ad esempio il remake di Nightmare non riesco nemmeno a immaginare di guardarlo; e la stessa cosa mi capita con Point Break, perché li amo talmente tanto nella loro versione originale e ho sentito parlare così male dei loro remake, che ancora non sono riuscita a guardarli.
Esistono però anche dei remake molto buoni, tra l'altro di alcuni abbiamo anche parlato: ad esempio L'alba dei morti viventi di Snyder e La casa di Alvarez. Alcuni remake sono molto buoni e altri sicuramente sono pessimi, ma secondo me se pensiamo che siano troppo forzati, fuori luogo o di bassa qualità basta esercitare il proprio diritto al rifiuto.
Parlando nello specifico di Dune, si tratta di un film del quale non sono esperta: mi pongo più o meno nella stessa situazione di Barbara, perché non ho letto il romanzo, non ho studiato cinema e a differenza di Marco ad esempio non sono neanche una fan sfegatata di Guerre Stellari. Però amo i racconti di Richard Matheson, i film di mostri degli anni '50 e amo molto il fanta-horror e il fanta-action: ad esempio Terminator, Alien (che è stato tra l'altro anticipato ancora una volta dal grandissimo Mario Bava che negli anni '60 ne era stato precursore con il suo Terrore nello spazio, che consiglio) e poi mi piacciono anche film come Pitch black e il fantastico Sunshine di Danny Boyle.
Non sono però, come dicevo, particolarmente esperta di Dune, tanto che oltre a non aver letto il romanzo (che non so nemmeno se si pronuncia all'italiana o in inglese) non ricordo quasi nulla del film di Lynch, che ho visto quando ero piccolissima e del quale ricordo a malapena i personaggi principali e poco altro.
Denis Villeneuve è un regista che secondo me è molto elegante e chiaramente di impatto visivo a dir poco lacerante. Chi lo accusa di essere tutto fuffa ed effetti speciali e niente "ciccia" secondo me si perde la magia del suo cinema, che è capace davvero di creare delle atmosfere pazzesche.
Del resto anche Blade runner 2049 secondo me era un vero e proprio capolavoro. E poi il suo è grande cinema che richiama tanto altro grande cinema del passato: non so quanti richiami ad Apocalypse now ci sono in Dune, tantissime scene lo ricordano palesemente. Quindi in questo Dune non c'è solo la volontà di guardare al futuro reinterpretando il passato, ma c'è anche la capacità di omaggiare ovviamente a suo modo una grande capolavoro del cinema di guerra.
Già, perché Dune è anche questo. Come dicevano Marco e Barbara, ci sono chiari riferimenti politici e c'è uno scontro tra civiltà, quindi tutti questi aspetti lo rendono un grande film di fantascienza che però parla anche di rapporti umani: ciò che mi ha colpito forse di più è il rapporto fortissimo tra madre e figlio e il senso di protezione che circonda l'eletto. Spiccano la figura del padre, la figura del mentore (interpretato da Josh Brolin) e la figura dell'eroe Duncan (interpretato da Jason Momoa). E poi finalmente arriva anche la consapevolezza dell'eletto stesso, verso la fine del film, che apre a quello che sarà il successivo capitolo (e non vedo l'ora che esca).
Ci sono poi tanti altri dettagli che mi hanno colpito: le abilità molto particolari possedute da madre e figlio e, da ultimo, parlando dell'eletto non posso evitare di citare Timothée Chalamet la cui bellezza è davvero qualcosa che rapisce lo sguardo, che ammalia; una bellezza quasi, oserei dire, divina, cioè qualcosa che va oltre l'umano, tanto che mi sono trovata più volte a rimanere completamente rapita da tanta bellezza. Sicuramente questo è uno degli aspetti del film che più colpisce: il cast è composto sicuramente da attori ottimi, il casting è stato fatto in modo secondo me molto azzeccato ma anche la bellezza oggettiva degli stessi interpreti è davvero notevole: è davvero un film dove regna il "bello".
(...)
Per quanto riguarda i film che dovrebbero essere "fedeli" ai libri (discorso che si può fare anche per i remake che dovrebbero ricalcare gli originali), voglio ricordare Otto Preminger, un grandissimo regista che viene spesso trascurato e che diceva questo:
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