Ultima notte a Soho. Conversazione no-spoiler con Barbara e Marco

Premetto che Ultima notte a Soho mi è piaciuto tantissimo. Di che cosa si tratta? Alcuni lo definiscono un horror psicologico, io credo che sia più che altro un thriller drammatico che prende in prestito alcuni elementi tipici del cinema horror.

L'aspetto fantastico del film è che unisce la denuncia sociale all'intrattenimento: una cosa che mi ha colpito subito è che non si tratta di un film lento come molti altri che effettivamente mi piacciono e che ho visto ultimamente; qui c'è un buon ritmo e non manca una certa azione.

La tematica sociale che viene affrontata è quella dello sfruttamento sessuale nel mondo dello spettacolo degli anni ‘60. Quando leggiamo sui social, o sentiamo al bar affermazioni come: “Ah, vorrei tanto vivere in quegli anni!” oppure qualche nostalgico ricorda gli anni della gioventù dicendo “Come si stava meglio a quei tempi” in realtà, anche se stilisticamente, esteticamente e musicalmente o anche per il cinema di quegli anni io stessa ho una predilezione, non dobbiamo dimenticare che nel passato non c'erano tutti i diritti che abbiamo oggi. Tra parentesi, anche oggi non è che abbiamo tutti questi diritti così dati per scontati, ma all'epoca ancora meno. Quindi erano anni in cui, in sostanza, stavano bene i privilegiati.

Ci sono tantissimi elementi in questo film e ne elencherò solo qualcuno perché non voglio togliere la magia della scoperta a chi deve ancora andare in sala. C'è una ragazza che dalla campagna arriva in città in un'importante scuola di moda, quindi cambia totalmente la sua vita. La ragazza, Eloise, viene bullizzata da alcune compagne particolarmente cattivelle.

Eloise durante la notte approccia un nuovo mondo e qui abbiamo l'elemento del sogno che interviene nella vita della ragazza e ha un forte impatto anche sulla sua vita reale. E si sono aperti dibattiti sul fatto che siano davvero dei sogni, perché in realtà Eloise la mattina dopo si trova dei segni sul corpo.

E poi c'è l'elemento dello specchio, perché Eloise si immedesima: vede questa ragazza degli anni ‘60 e vede la sua vita, i suoi sogni anche in questo caso scontrarsi con la triste realtà; perché questa ragazza di cui lei vede tutte le vicende finirà in una storia di sfruttamento, quindi in Soho troviamo anche l'elemento dell'amore che viene tradito.

Eloise, che vede nella trasposizione anche attraverso lo specchio quest'altra ragazza degli anni ‘60, decide di agire e lo fa sia per per tentare di riscattare Sandy, la ragazza con cui entra in contatto durante la notte, sia perché si sente minacciata dagli uomini che incombono su Sandy e che comincia a vedere anche lei; quindi anche la realtà di Eloise è minacciata.

In questo film abbiamo dunque davvero tanti elementi importanti: abbiamo lo specchio come elemento comunissimo nella letteratura e nel cinema (tra l’altro mi è venuta in mente una scena famosissima de Il signore del male), ma lo specchio è un elemento ricorrente anche nella storia dell'arte (una scena mi ha fatto ricordare La ragazza di fronte allo specchio di Picasso). Abbiamo il sogno che diventa incubo, abbiamo l'elemento del sogno che in più recensioni è stato riportato al cinema di Lynch anche se non è detto che quello di Eloise sia proprio un sogno. Abbiamo l’elemento di denuncia sociale: come ho detto Eloise non resta a guardare, non solo per un senso di giustizia nei confronti di Sandy - nella quale Eloise si immedesima in modo molto facile, siccome viene derisa dal gruppo di compagne - ma anche appunto perché si sente minacciata dalle presenze che incombono su Sandy.

Alcuni dei commenti al film sostengono che sarebbe diseducativo, un po' com'è stato detto del film su Joker, perché si parteggia quasi per la persona responsabile dei delitti. Anche questo è un tratto molto comune nella storia del cinema: mi sono venuti in mente tanti di quei personaggi “al limite”, come in Taxi Driver o in Un giorno di ordinaria follia e tantissimi altri; ma si tratta di esagerazioni, di realtà che sono talmente compromesse e disagiate, in cui le storie vengono volutamente esagerate e traumatizzate e quindi portate all’eccesso, da essere francamente poco realistiche, quindi non proviamo senso di colpa se in qualche modo comprendiamo le ragioni dei colpevoli.

Anche in Ultima notte a Soho ci sono esagerazioni: c’è violenza ovunque, gli uomini sono tutti accecati dal sesso, sia nella realtà di Sandy degli anni Sessanta sia in quella di Eloise. C'è davvero una capacità di immedesimazione fortissima, un po' come appunto Eloise si identifica in Sandy anche chi vede il film tende a immedesimarsi molto e anche questo è un elemento tipico del cinema di qualità.

E poi un dettaglio molto importante è che la persona colpevole in realtà non è presentata come vittima indifesa ma appare subito come determinata, quindi il suo non è un ritratto piatto e bidimensionale di una persona debole.

Si tratta del film di un regista, Edgar Wright (lo ha co-scritto e diretto) che amo e che conoscevo per la “Trilogia del cornetto”. Le protagoniste femminili sono eccezionali, conoscevo già Anya Taylor-Joy ma in particolare Thomasin McKenzie mi ha colpito moltissimo, c'è una grandissima Diana Rigg nella sua interpretazione e poi c’è una piccola ma rilevante parte di Terence Stamp che era anche in Toby Dammit di Fellini. 

Fotografia stupenda - di Chung Chung-hoon storico collaboratore di Park Chan-wook - che qui richiama quella di Luciano Tovoli. La luce di Soho ricorda quella di alcune pellicole di Mario Bava, così come l'ambientazione nel mondo della moda (contesto che hanno ripreso anche altri registi di gialli che hanno ambientato i loro film in un ambiente che si presta molto all'intrigo). 

Il soggetto può ricordare tantissimi altri film come Monster e Jennifer’s body ma si tratta di un film che prende le sue radici da cinema molto più lontano: ecco spuntare Dario Argento perché non tutto è come sembra; gli incubi che diventano reali mi hanno ricordato ovviamente Nightmare; ma alla base di tutto non dimentichiamo Polanski con Repulsione, per via delle allucinazioni e delle mani - e non solo - che escono dal muro. I volti senza forma mi hanno invece ricordato The Haunting of Bly Manor. Inoltre il soggetto ricorda un po’ Il giardino di mezzanotte di Philippa Pearce, classico della letteratura per ragazzi.

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Per quanto riguarda il “pippozzo” del finale, secondo me è anche un modo per dare il giusto risalto a Diana Rigg che altrimenti sarebbe stata un pochino sprecata. Concordo con voi, questo film è disseminato di elementi perturbanti. Un altro aspetto particolare di Soho è che, siccome sappiamo fin dai primi minuti che Eloise vede la defunta madre allo specchio, pensiamo che il fatto che lei vede queste cose di notte potrebbe essere dovuto a qualche disturbo mentale. Quello della malattia mentale è quindi un altro aspetto molto interessante; in realtà Eloise è quella che potremmo definire una sensitiva, o comunque una persona dotata di una sensibilità non comune e questo le permette appunto di mettersi in rapporto con Sandy e di vivere poi tutto quello che ne consegue.

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