First man - Il primo uomo di Damien Chazelle. Conversazioni sulla luna

Marco ha parlato dell'aspetto più metafisico del film. Io invece parto dall'elemento biografico che è quello più palese.

Negli extra del DVD, Damien Chazelle spiega chiaramente che non era per niente convinto quando i produttori (tra i quali Steven Spielberg, non proprio il primo arrivato) gli hanno proposto di girare questa pellicola; poi ha letto la biografia di Neil Armstrong (di James R. Hansen, qui sceneggiata da Josh Singer) da cui il film è tratto e ha totalmente cambiato idea.

Sono perfettamente d'accordo con Marco quando dice che Ryan Gosling interpreta Armstrong soprattutto come un uomo - prima ancora che un ingegnere - molto silenzioso; tra l'altro Armstrong non si è mai considerato un eroe ed era riservato, freddo e distaccato.

Armstrong, lo vediamo fin dall'inizio, soffre un trauma davvero molto importante; non mi vergogno a dire che mi sono messa a piangere sia per la perdita terribile di sua figlia e poi anche nel finale, con una scena molto simbolica citata da Marco. Possiamo immaginare (anche se non vediamo gli anni della giovinezza di Armstrong ma partiamo da subito prima del suo coinvolgimento nel progetto Apollo) che probabilmente il suo carattere fosse così di suo: distaccato, freddo ma non per questo non umano. 

Attenzione perché qui le caratteristiche umane vengono proprio fuori, anzi a me Armstrong sembra iper umano rispetto agli altri. Ecco, una cosa che colpisce di questo film è che mentre tutti parlano di soldi ("Ah, quanto costano queste missioni!"), parlano dei russi ("I russi hanno fatto questo e quello, dobbiamo batterli sul tempo!"), quando ci sono incidenti e c'è tutta la stampa addosso (ricordiamo che l'opinione pubblica era spaccata su questi progetti che costavano tantissimo e molti se ne chiedevano l'utilità; si vedono anche degli spezzoni d'epoca: il film è molto preciso con le ricostruzioni, tra l'altro sono stati utilizzati il vero edificio della NASA e il vero furgone usato per il trasporto sul modulo dell'Apollo 11) e i giornalisti pongono domande assolutamente banali come "Ha visto Dio?", Neil Armstrong è oltre tutto questo. 

Lui subisce questa grande perdita ed è evidente che vuole cercare le sue risposte altrove, perché la Terra non riesce a dargliele. Una Terra che continua a creare problemi: la guerra fredda, la perdita di tanti amici durante le missioni fallite (tra l'altro proprio il 27 gennaio era l'anniversario della tragedia delle prove di lancio dell'Apollo 11). La moglie pretende che lui stia con i figli, che parli con loro quando sta per partire per la missione; questa moglie è stereotipata, una macchietta, il solito personaggio della moglie che vorrebbe l'uomo tranquillo e invece si rende conto, in una scena molto significativa, di essere lei la parte tranquilla della coppia... Armstrong non è fatto per queste cose, ma non è incapace di amare. Anzi, ama talmente tanto la figlia che non riesce mai a dimenticarla, la vede in ogni dove; è veramente un uomo pieno di emozioni. Quando muoiono i suoi colleghi, mentre qualcun altro si lascia prendere dalle elucubrazioni su eventuali errori umani, lui è molto colpito da queste perdite: semplicemente non lo esprime come fanno gli altri.

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Un motivo per cui è stato criticato il film è che non viene valorizzata la bandiera statunitense e questo secondo me è molto significativo: sempre negli extra del DVD il biografo di Armstrong spiega di aver collaborato alla sceneggiatura perché sapeva che il film sarebbe stato molto fedele alla sua memoria. Pensiamo alla famosissima frase, una delle frasi più famose della storia: "Un piccolo passo per l'uomo, un grande balzo per l'umanità". Non per l'America: la luna è di tutti. Armstrong la vuole sicuramente toccare per se stesso, è da tutta la vita che voleva arrivarci; però compie un gesto per l'umanità intera. Come ho detto prima, l'ingegnere non si sentiva un eroe ma condivideva il successo della missione con uno stuolo di persone che ci avevano lavorato.

Un'altra critica mossa al film e che ho scoperto grazie a Marco riguarda la mancanza delle ingegnere che hanno lavorato al progetto Apollo. Ecco, in questo film si vedono solo le mogli, tra l'altro sempre in ansia, alle prese con mariti che rischiano la vita. Questo è uno degli aspetti del film che può essere visto come un difetto o come punto di forza, perché è sia una biografia sia una ricostruzione fedele, per ammissione di tutte le maestranze coinvolte, di ciò che effettivamente accadde all'Apollo 11 e alla preparazione delle missioni precedenti. Non è sempre facile compenetrare i piani e non è un documentario, quindi molti degli aspetti non trovano posto ma è normale: non si può far vedere tutto e la parte ingegneristica qui mi sembra mancare. Mentre si vedono scene relative alla preparazione fisica e alla preparazione teorica in aula, oltre alla sala di controllo con l'enorme quantitativo di personale che segue tutto nei minimi dettagli, a me sembra che manchi la fase preparatoria vera e propria del progetto Apollo, legata alle scoperte e agli studi ingegneristici: quindi non possiamo tanto stupirci se mancano le ingegnere, perché in realtà mi sembra che manchino anche gli ingegneri.

Il punto forte del film è invece la poesia: la poesia di questo gesto, la filosofia stessa di Armstrong anche nel descrivere quella che sembra sabbia, il suolo lunare; lui è diverso dagli altri e si rimane affascinati e rapiti da quest'uomo, almeno questo è quello che penso.

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Sono d'accordo con Marco, anch'io apprezzo First man molto più di Interstellar. Nel film di Chazelle noi sentiamo la paura, viviamo il dettaglio della mosca, vediamo i bulloni tremare: siamo lì con loro e pensiamo "Ma come cavolo ha fatto 'sta baracca di lamiera ad arrivare sulla Luna? È incredibile che siano riusciti a fare quello che hanno fatto!" Anche se sappiamo com'è andata, che è stato un successo, noi siamo lì in ansia per tutto il tempo. Curiosità: Gosling ha voluto girare lui stesso tante delle scene fisiche, senza controfigure: ulteriore conferma che ha amato tantissimo il personaggio.

Come sempre, la chiacchierata integrale è su YouTube:



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