Sto pensando di finirla qui. Chiacchierata con Barbara e Marco.

Sto pensando di finirla qui è la stessa cosa che si può dire guardando il film, già dopo pochi minuti e così anche a metà film e prima della fine; insomma, durante la visione questo interrogativo ce lo si pone abbastanza di frequente.

Tanto che mi sono chiesta: “Mi sta prendendo per i fondelli?” Un po' come quando ho visto Birdman, ma mentre lì ho pensato a un'opera geniale, in questo caso ho trovato il film di Charlie Kaufman davvero troppo criptico e con un po' troppa carne al fuoco. Infatti è un film che dice talmente tante cose che poi, un po' com'è successo per l’ultimo di Sorrentino, alla fine mi ha lasciato davvero molto poco.

Due cose in particolare mi sono rimaste impresse: la poesia - bellissima - che sembra scritta dalla (finta) protagonista - il vero protagonista è Jake - ma che in realtà è di Eva H.D., una poeta il cui libro è stato pubblicato nel 2015; e un'altra cosa collegata a questa, cioè la riflessione secondo la quale le nostre vite non sono poi molto originali...

Infatti tutta la narrazione è colma di citazioni, anzi è una citazione continua. Le persone che amano leggere, amano il cinema, amano riflettere e amano la psicanalisi troveranno tantissimi riferimenti, da Freud agli scrittori che vengono citati, alcuni indirettamente come nel caso di Eva H.D. e altri esplicitamente come David Foster Wallace… che però, Jake si premura di sottolineare, si è suicidato.

Fin dal titolo è chiaro che il film ruota attorno alla fine. Ma la fine di cosa? La ragazza all'inizio fa un ragionamento sulla fine della relazione, ma è evidente che l'atmosfera cupissima fa pensare alla fine intesa come morte. Anche il fatto che, come diceva Barbara poco fa, vediamo i genitori di Jake sempre più anziani e poi di nuovo giovani - perché, appunto, il tempo non è lineare... 

E poi ci sono tanti riferimenti al cinema. Viene citato esplicitamente Una moglie di John Cassavetes con Gena Rowlands; ma c'è anche una citazione finale, molto bella, che riprende quella analoga di A beautiful mind; e l'amore mi ha fatto venire in mente anche Interstellar. Tuttavia, come spesso accade per i film dove c'è davvero troppo, l'opera di Kaufman la trovo anche molto sfuggente: probabilmente bisognerebbe guardarla più volte.

Tra l'altro ho trovato alcune analogie con un altro film, sempre sceneggiato e diretto da Kaufman: Synecdoche, New York; qualitativamente eccelso e con interpretazioni fantastiche - non a caso Jesse Plemons somiglia molto a Philip Seymour Hoffman secondo me - ma che in realtà non mi aveva lasciato moltissimo. Ho preferito Kaufman come sceneggiatore di Essere John Malkovich e Se mi lasci ti cancello.

Sia chiaro che non sconsiglio la visione di Sto pensando di finirla qui: sto dicendo che se lo guardate dovete essere pronti a qualcosa di molto cervellotico che ricorda sicuramente anche il cinema di Lynch, poi c'è anche molto dell'atmosfera di Shining; però bisogna essere aperti a un cinema di questo tipo.

Sicuramente il film ha lasciato anche riflessioni interessanti: quella del maiale con i vermi è una di quelle più didascaliche, più evidenti. In fondo come tutti i film sulla fine è anche un film sul rimpianto e non può che parlare della vita come la si sarebbe voluta vivere.

(...)

Aggiungo una cosa che riguarda la piega più oscura di Jake, che si esplicita chiaramente durante la sosta alla gelateria in mezzo al nulla e alla tormenta. Lì troviamo una commessa che cerca di avvisare la ragazza di "non andare oltre nel tempo" e sembra spaventata da Jake. Inoltre vediamo altre due commesse più belle - perché una riflessione tra quelle più interessanti, a mio avviso, del film, riguarda anche la bellezza - e la commessa con degli evidenti sfoghi sulle braccia, che tiene sempre lo sguardo molto basso, si rivolge a Louise dicendo "tu sei carina, sei gentile; loro invece sono belle" e si riferisce alle altre due ragazze, gemelle, che sembrano prendersi gioco di Jake.

Jake che ha un risvolto molto inquietante: lo si vede sia quando parla del famoso scantinato con i graffi sulla porta che poi scopriamo essere - forse - del cane e con il suo comportamento nei confronti di quella che dovrebbe essere la sua fidanzata, che pur essendo freddolosa e pur ripetendo per tutto il film che lei deve tornare a casa perché il giorno dopo deve lavorare, viene tenuta al freddo. Jake insiste per fermarsi al chiosco e insiste per andare verso la sua scuola, anche questa immersa nel nulla in mezzo alla tormenta. Ci trovo elementi di sadismo in questo. 

Inoltre, uno degli elementi più inquietanti è la scena del ballo finale, con la danza d'amore della coppia interrotta da quello che sembra un tentativo di "ratto" o comunque di violenza. Ecco, la violenza in questo film c'è ma è trattenuta, mentre sembra essere praticamente inesistente la dimensione sessuale che viene solo accennata. La violenza invece c'è ma viene mostrata solo attraverso certi artifici come, appunto, il momento del ballo. Questo lato oscuro di Jake potrebbe anche far pensare che lui in realtà è una persona malvagia che ha commesso magari delle azioni criminose proprio contro le donne.

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Curiosità: il fatto che lui sia un bidello che sogna in grande mi ha fatto ricordare Will Hunting.

Il video integrale è su YouTube:


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