Blonde di Andrew Dominik. Conversazioni di cinema con Marco e Barbara

Inizio con un argomento di cui di solito parla Marco, cioè il corpo; perché secondo me è impossibile non vedere, non capire di Blonde che parla proprio di un abuso continuo sul corpo di questa donna - io questa sera vorrei parlare di Norma Jean Baker più che del mito di Marilyn Monroe. Il film pur non essendo un biopic ultra-dettagliato, un po' come quello su Elvis di cui abbiamo parlato l'altra volta - fa dei salti temporali, anche perché non intende chiaramente parlare di tutta la vita di Marilyn Monroe: tra l'altro è tratto da un libro che a sua volta romanza ed estremizza alcuni degli aspetti della vita della stessa Marilyn - comunque parte proprio dalla sua vita e io trovo anche che sia un'occasione molto utile questa di parlare di Blonde proprio in concomitanza con la giornata contro la violenza sulle donne.

Questo film è molto crudo, molto violento e la nostra conversazione è appunto un'occasione per parlare dell'abuso continuo che avviene sul corpo di Norma Jean Baker, che prima di tutto viene sottoposta a violenza fisica dalla stessa madre che non la vuole - non conosce il padre, che rimane ignoto per tutta la vita; e per tutta la vita questa donna subisce abusi sessuali; ci sono anche continui aborti: tra l'altro nella realtà ho letto che a quanto pare gli aborti tra quelli più o meno volontari, quelli più o meno imposti e quelli spontanei, siccome lei soffriva anche di endometriosi, furono almeno 12 e quello degli aborti nel film è uno degli aspetti di maggiore impatto, perché secondo me è davvero un film molto crudo da questo punto di vista.

Un altro aspetto molto importante è che Norma Jean Baker non si riconosce in Marilyn e su questo vorrei poi tornare successivamente; è come se ci fosse una mancanza di contatto tra l'idea che Norma Jean ha del successo - perché comunque lei lo insegue il divismo, e per tutta la vita, anche se poi chiaramente questo si ritorce contro di lei. Allo stesso modo, Norma Jean da un lato sfrutta il proprio corpo: si fa fotografare nuda, si prostituisce per pagarsi le spese; e abusa di se stessa anche arrivando ad annullarsi e a distruggersi con alcool e psicofarmaci.

Ecco perché volevo parlare di questo rapporto molto difficile tra Norma Jean Baker e il suo personaggio, quello di Marilyn Monroe che tra l'altro ha cominciato poi ad andarle stretto, perché lei viene imposta come bomba sexy ma lei stessa cercherà di trasformarsi anche prendendo lezioni di recitazione, cercherà di uscire da questa trappola. Comunque la mancanza di autostima e la contemporanea fame di affetto spingono Norma Jean a stringere dei rapporti sbagliati, in questo film ne vediamo parecchi. E poi appunto vorrebbe dare la vita ma un po' viene costretta in qualche modo ad abortire, un po' teme lei stessa la maternità visto che la madre soffre di schizofrenia e spesso si ripete questo aspetto in Blonde, cioè emerge l'idea di Norma Jean Baker come una bimba mai cresciuta, cosa che in realtà poi si trasferisce anche in parte nel personaggio di Marilyn che nella sua accezione più classica, per come viene ricordata ha sempre questo ruolo sia sensuale ma anche di donna un po' ingenua e un po' bambina. 

In questo film vediamo tanti abusi di tutti i tipi: vediamo il rapporto con Joe DiMaggio che pure nella vita le è stato accanto però è stato anche molto violento: la picchiava spesso perché era molto geloso; vediamo Arthur Miller che sostanzialmente è incapace di reagire all'autodistruzione della moglie e poi c'è una figura particolarmente ripugnante, quella del figlio di Charlie Chaplin; per non parlare del trattamento riservatole da Mr President. Pur essendo anche romanzato, in questo film ci sono molte delle cose accadute nella vita di Marilyn Monroe; che non era solo un'oca: mi sono ripassata un po' gli scritti di Richard Dyer che su Marilyn ha scritto veramente molto. Infatti lei è stata pompata come starlette, come sex symbol, come oca, come personificazione di quelle che erano le tensioni prevalenti nella società degli Stati Uniti negli anni '50 che quindi da una parte voleva la donna rassicurante e ingenua ma anche sognare la donna sensuale e irraggiungibile. Nel film vediamo che questo aspetto della sua vita si propone molto spesso, cioè lei cerca di emergere da questo suo ruolo imposto ma la maggior parte degli interlocutori non crede che legga davvero i testi letterari di cui poi parla; un aspetto abbastanza triste se vogliamo, che fa ben capire qual era in realtà la solitudine di Norma Jean. Blonde è davvero molto tragico ed enfatizza tutti gli aspetti più drammatici della sua tragedia umana, fa vedere quasi solo le cose negative e per questo ripeto lo trovo molto duro ma anche importante.

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Mi ricollego a quello che diceva Marco ad esempio sulla bocca di Marilyn: lei sì era immagine, però Norma Jean per tutta la sua vita praticamente ha fatto a botte con l'immagine che qualcuno le aveva appiccicato addosso, non si riconosceva in Marilyn e ha cercato in tutti i modi di allontanarsene e di trasformarla; però è indubbio che come diceva Marco l'immagine ingloba tutto fino addirittura a cancellare i corpi, anche se in questo film il corpo c'è eccome e viene completamente triturato e abusato. A Marilyn era stato insegnato proprio ad aprire la bocca in un certo modo per renderla desiderabile ma allo stesso tempo a tenerla anche un po' tremolante per risultare anche vulnerabile e questo perché appunto lei doveva avere questa immagine sia di donna molto sensuale ma allo stesso tempo ingenua e e bambina; in realtà leggendo poi i libri di Richard Dyer ho scoperto che questa tipica posa della bocca di Marilyn, soprattutto il tremolio da ingenua, doveva anche servire a mascherare un sorriso gengivale: quindi era tutta costruita fino al minimo dettaglio.

La cosa invece che diceva Barbara sulla mancanza di una polarizzazione evidente in questo film, anch'io l'ho notata; tra l'altro il film sceglie di non analizzare alcuni degli aspetti della vita di Marilyn però le cronache sono piene ad esempio dei problemi che ha avuto sul set anche con i registi, questo soprattutto man mano che procedeva con la sua insofferenza verso l'immagine che le era stata appiccicata addosso e ovviamente anche man mano che procedevano i suoi problemi personali, i rapporti sempre più distruttivi con gli uomini, l'abuso degli psicofarmaci dell'alcol eccetera; nel film vediamo qualcosa ma lei in realtà ha anche rifiutato molti ruoli perché non era convinta di quello che le veniva proposto: insomma, quando riusciva a tirare fuori la sua parte più determinata era anche in grado di farsi valere. Purtroppo le sue fragilità non le hanno permesso di fare una fine più piacevole, perché sappiamo benissimo - e questo film tra l'altro fa vedere anche le parti finali della sua breve e tormentata esistenza - che avrebbe sicuramente meritato una fine migliore, soprattutto meno solitaria; perché questo secondo me spicca tantissimo: la profonda solitudine di questa donna.

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Se mi permettete volevo leggere una piccolissima citazione da Richard Dyer, Dell'immagine perché ho trovato un brano che dà ragione a quello che diceva Marco.

"Questo è più vero per Marilyn Monroe, nota alla stampa del tempo come "il corpo": ho già dimostrato che la sua immagine è in sé inevitabilmente e inesorabilmente bianca; in molti suoi film questo aspetto si associa alle convenzioni luministiche per farla sparire come carne e sangue anche più totalmente che nel caso di altre dive. La prima apparizione in Quando la moglie è in vacanza per esempio è il classico caso della donna come spettacolo dal punto di vista del protagonista maschile. (...) Quando la moglie è in vacanza è un film molto intelligente che con innumerevoli gag e riferimenti incrociati svela le fantasie maschili e le loro remote relazioni con realtà. Tuttavia è anche parte dell'Industria-Monroe: vendere un sogno impossibile, offrendo con un'altra immagine bianca che dissolve nella luce il rinnegamento della propria specificità. Le donne bianche sono costruite come l'apoteosi della desiderabilità, tutto quello che un uomo potrebbe desiderare ma niente che possa avere e neanche qualcosa che una donna possa essere. Ma come ho spiegato la rappresentazione del bianco ha in generale questa natura di tutto e niente" -  proprio perché quando lei appare irradia questa luce che la fa sembrare angelica ma con appunto una silhouette molto carnale.

Su YouTube il video della chiacchierata integrale:




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