Conversazioni di cinema. Babadook di Jennifer Kent


Babadook di Jennifer Kent, 2014. Ne sono rimasta molto colpita perché è chiaramente uno di quei film dove l'orrore è assolutamente metaforico e di recente su una pagina che seguo ho letto una recensione molto bella che vi consiglio. Si tratta di una riflessione di Alessandro Uselli che legge il film partendo dalla teoria dinamica dello sviluppo: il bambino, l'angoscia e la madre, che sono gli elementi fondanti di Babadook, sono anche i fondamenti della teoria dinamica dello sviluppo e quindi come difendersi quando è la stessa madre, che tradizionalmente dovrebbe essere l'elemento chiave della protezione, a diventare invece la fonte stessa del terrore come in questo film?

Adesso torno al mio pensiero: Babadook è chiaramente un film sulla diversità, sulla perdita, sulla rimozione e sulla depressione.


Abbiamo una madre, Amelia che è depressa dopo la morte del marito, che tra l'altro è morto in un incidente proprio mentre lei stava andando in ospedale a partorire: quindi lo stesso giorno che ha dato la morte al suo amato marito è anche il giorno in cui vede la luce il figlio. 


Questo fatto metterà un macigno sopra Amelia e cementerà in modo fortissimo il legame con il figlio; ma allo stesso tempo questo legame diventerà anche qualcosa di molto negativo e Amelia praticamente fa crescere dentro di sé questa cosa che poi riuscirà a dire al figlio.


Qui mi ricollego a tanti altri film che ho visto, non necessariamente horror. Il tema era già venuto fuori ad esempio in occasione di Hereditary, questo contatto con la famiglia che può diventare anche molto negativo. Già in quell'occasione mi ricordo che mi era venuto in mente ad esempio lo sfogo veramente terrificante in Gente comune, quando la madre accusa il figlio di essere sopravvissuto al fratello che invece lei amava di più.


Anche in Babadook quando Amelia sarà presa dal demone dirà al figlio proprio quello che probabilmente lei non aveva mai avuto il coraggio di esplicitare, cioè: “Tu sei vivo e tuo padre è morto e io questa cosa non te la posso perdonare.” Quindi il demone è chiaramente metaforico perché e come se incarnasse tutte quelle cose terrificanti che si sono sedimentate dentro e non si riescono a esprimere in un modo, come dire, normale.


Il vero problema di Amelia è che lei ha una rimozione forte di questo fatto che è successo, tanto è vero che non riesce neanche a festeggiare il compleanno del figlio nel vero giorno in cui è nato, perché chiaramente essendo lo stesso giorno in cui è morto il marito lei non riesce proprio a gestire questa perdita.


Babadook è un film sulla diversità, la diversità anche del figlio che è iperattivo, agitatissimo e dice sempre quello che pensa a costo di diventare davvero molto sgradevole agli altri. Mi ricorda in questo ad esempio un altro film che mi era venuto in mente durante le nostre conversazioni: Il matrimonio di mia sorella, dove abbiamo invece una madre che dice tutto quello che pensa, interpretata da Nicole Kidman.


In questo caso invece abbiamo un bambino che dice davvero tutto quello che pensa a costo di risultare poco gradevole e questo è un altro dei punti fondamentali che mi piace tantissimo di questo film, cioè il rapporto con gli altri e le ipocrisie. 


Una delle scene più agghiaccianti è quella del compleanno della cuginetta, giorno in cui tradizionalmente ha sempre festeggiato anche Samuel anche se non è il suo vero compleanno; ci sono queste mammine che sono donne che in realtà non lavorano, sono mantenute dai mariti e colpevolizzano Amelia per il fatto che lei invece è una donna sola e quindi lavora e pensa al bambino che però appunto è difficile da gestire perché iperattivo. L’ipocrisia di queste mamme che fanno anche del volontariato: “Io seguo le donne disagiate”, però di fatto sono veramente perfide con Amelia, non hanno alcuna comprensione per la sua situazione, per i suoi problemi né tantomeno per Samuel.


Anche a scuola Samuel ha molte difficoltà: il bambino viene visto come un problema e non vengono poste in realtà grandi soluzioni, tranne quella di mandarlo dallo psichiatra. Samuel viene visto davvero come un pacchetto di cui sbarazzarsi.


Un'altra delle caratteristiche incredibili di questo film è che è pieno di citazioni di altri film. La stessa scena dove si vede appunto l'incidente iniziale in cui perde la vita il marito di Amelia ricorda tristemente un'altra scena di un altro film di qualche anno prima: Inside - À l'intérieur diretto da Alexandre Bustillo, del 2007 dove anche lì c'è un incidente molto tragico; qui c'è un chiaro riferimento di Jennifer Kent al cinema europeo e ce ne saranno anche tanti altri. 


Quindi abbiamo detto rimozione, perché Amelia non festeggia il compleanno di Samuel nel giorno giusto e conserva oltretutto in cantina tutti i ricordi del marito morto. Non a caso è proprio in cantina che Babadook prenderà le sembianze del marito chiedendo ad Amelia il figlio; ed è qui che lei confina il demone alla fine del film, portandogli però il suo tributo. E la cantina ovviamente è un luogo classico dei film dell'orrore.


Un’altra delle cose veramente fantastiche di questo film è il libro stesso, questo bellissimo pezzo d’artista che è stato creato appositamente e che cambia a seconda degli stati d'animo, quindi viene visto una prima volta e poi già la seconda volta che viene aperto risultano esserci delle parti in più che andranno a prevedere lo svolgimento ipotizzato dal demone, anche se poi per fortuna non accadrà quanto previsto. Questo libro è veramente eccezionale anche artisticamente parlando e poi volevo chiedere a Barbara se ci può spiegare esattamente che cosa rappresenta questo libro che spunta dal nulla e che anche se viene distrutto continua a sbucare fuori.


Altro punto: il contesto in cui è nato questo film secondo me non è secondario. Si tratta di cinema australiano assolutamente low budget, il film è stato realizzato con circa 2 milioni di dollari. Jennifer Kent era qui al suo esordio e ho sentito di recente un'intervista rilasciata in occasione di un festival noir: lei ha iniziato come attrice, ha fatto anche tanto teatro e in realtà a lei la regia interessava molto, però semplicemente non pensava che ci fosse la possibilità per le donne di avere una carriera come come regista; Kent è stata anche per un giorno assistente di regia di von Trier, regista danese.


Di nuovo torniamo al cinema europeo, quindi. In Babadook ci sono tantissimi riferimenti al cinema, come abbiamo visto. C'è proprio una lunga scena in cui Amelia nel tentativo di non addormentarsi per non vedere Babadook resta a lungo davanti alla televisione, di notte, e passano tutti questi film di genere: dei vecchi horror, dei vecchi film di arti marziali; però in particolare c'è un film che denota chiaramente la passione di Jennifer Kent per il cinema italiano, in particolare per il nostro grandissimo pioniere (veramente un patrimonio dell'umanità) Mario Bava.


Infatti tra i vari film che Amelia vede in tv appare anche I tre volti della paura, nello specifico l'ultimo episodio che verrà oltretutto esplicitamente richiamato in una scena. Inoltre in Babadook ci sono degli evidenti riferimenti a Shock, che è un altro film (uno degli ultimi) di Mario Bava e che è un film che se non avete mai visto vi consiglio davvero, perché è fantastico. 


Se vogliamo Babadook è una rielaborazione (anche se in chiave molto diversa, perché le dinamiche madre/figlio e le motivazioni che stanno dietro il comportamento della madre, che nel caso di Shock è interpretata da una bravissima Daria Nicolodi, sono completamente diverse) del film di Bava, i punti in comune secondo me sono tanti e anche Shock potremmo vederlo come un antesignano dei film psicologici moderni, con tutto che era del 1977 quindi davvero ve lo consiglio.


Un'ultima cosa: Amelia è una donna sola, praticamente non ha grandi rapporti con le altri madri perché come abbiamo visto c'è una forte ipocrisia di fondo; inoltre preferisce dedicarsi a soddisfazioni solitarie, anche se il figlio interrompe qualunque tipo di intimità; addirittura preferisce fare da sola piuttosto che accettare la corte di un collega che la corteggia; e una delle sue uniche amiche di fatto è la vecchietta che abita di fronte a loro. Curiosità: il collega che la corteggia è interpretato da un attore che ho riconosciuto la seconda volta che ho visto Babadook, perché nel frattempo avevo visto il suo film d'esordio, sempre un film australiano, davvero agghiacciante e che contiene una delle delle scene più terribili che abbia mai visto, che si intitola Snowtown e che è ispirato ai veri Snowtown murders.


(...)

Aggiungo una cosa sull’ombra e sull'espressionismo: effettivamente, anche proprio per come è stato disegnato Babadook, anche a me ha ricordato molto l'espressionismo. Invece sull'ombra mi hai fatto ricordare ad esempio un episodio diretto da Joe Dante che s’intitola L’uomo ombra: un episodio della serie di Ai confini della realtà degli anni ‘80. Ne avevo parlato qui. Praticamente in questo film, che può sembrare per ragazzini, c’è un ragazzino bullizzato dai compagni e parecchio impressionabile, tanto che dorme ancora con la luce accesa; e fa la conoscenza di un uomo nero che vive sotto il suo letto. Il ragazzino ne è terrorizzato, ma la creatura gli spiega che non farebbe mai del male alla persona che lo sta ospitando. Nella cittadina iniziano a moltiplicarsi le aggressioni da parte di una figura misteriosa e il nostro eroe da vittima diventa spavaldo al punto da essere l'unico a girare la sera e arriva a sfidare apertamente il suo antagonista contando sull'appoggio dell'uomo ombra. Poi però il nostro protagonista scopre che non tutti gli uomini ombra vivono sotto il suo letto e quindi avrà un'amara sorpresa… 


Per l'intera conversazione, guardate/ascoltate il video con Barbara e Marco.


Commenti

Post più popolari