C'era una volta a... Hollywood (2019) di Quentin Tarantino. Chiacchierata con Marco e Barbara
Vi ringrazio perché non avevo ancora visto questo film e mi avete dato modo di colmare la mia lacuna. Spero anch'io che questo non sia il testamento di Quentin Tarantino, perché amo molto il regista: sono consapevole del fatto che prende larga parte del suo cinema da un cinema già esistente, ma questo non vuol dire che quello che fa non sia largamente apprezzabile; anche per quanto riguarda la rivalutazione del cinema cosiddetto di genere. Infatti una delle delle cose più apprezzabili di questo film è che nei fake che vediamo qui, quelli interpretati da Rick Dalton, si fa riferimento ad Antonio Margheriti, un regista italiano: uno dei tanti amati da Tarantino, che lui ha contribuito a far conoscere o meglio a far riconoscere anche all'estero. Quindi davvero tanta stima per lui, da questo punto di vista.
C’era una volta a… Hollywood poi è, come diceva Barbara, una autocitazione e oltretutto i film che vediamo interpretati da Dalton ricordano proprio Django e Bastardi senza gloria, cioè i film di “fantastoria” di Tarantino che qui si prende in giro, perché li fa vedere sotto una luce volutamente iperbolica. Ho letto che Leonardo DiCaprio ha avuto qualche difficoltà a interpretare questo ruolo, dovendo fare la parte di un attore un po' limitato; ha avuto anche difficoltà nel girare la scena finale della piscina: ha dovuto fare molte prove con gli stuntman per vedere se la scena riusciva, perché è stato usato un vero lanciafiamme; quindi possiamo immaginare quale sia stata la pressione esercitata su di lui.
Anche Brad Pitt se la cava molto bene nei panni di questo personaggio di cui in realtà non sappiamo bene tutto, perché alcune cose sono lasciate all'immaginazione. Sappiamo che probabilmente Cliff Booth ha ucciso la moglie o comunque ha avuto una complicità nella sua morte; e vediamo che è sempre Cliff che fa questa scenetta abbastanza comica con Bruce Lee, che tra l'altro è costata il ban a Tarantino in Cina perché anche dalla figlia di Bruce Lee la scena non è stata vista molto bene, visto che il padre viene mostrato come un pallone gonfiato.
A parte tutti questi aspetti anche parecchio divertenti devo dire che il film è, come diceva Barbara, un inno all'amore per il cinema: quello del passato, quello di genere e soprattutto immagina come sarebbero state le cose se quella sera, la famosa sera del massacro, fosse andata diversamente. Ecco, quello che ha veramente di fantastico secondo me questo film è che Tarantino riesce a ricreare ogni singolo dettaglio di quel periodo e di quel luogo in particolare: riesce a “fissare” il ‘69, anche aggiungendo degli elementi di fantasia, perché purtroppo lo sappiamo tutti che cosa è successo davvero quella notte.
Però davvero viene ricreato tutto, compresa la parte del gossip che riguarda i personaggi. E quindi veniamo a scoprire i retroscena della relazione tra Sharon Tate (Margot Robbie) e Roman Polanski. Tate era la fidanzata di Jay Sebring e sono andata a informarmi su questa figura molto particolare, quest’uomo che era diventato un parrucchiere super innovativo: aveva inventato tutta una serie di metodi di hair styling apposta per gli uomini di spettacolo e quindi aveva clienti estremamente facoltosi.
Tarantino quindi, pur inserendo elementi di fantasia, ci mostra davvero fin nel più piccolo dettaglio cose estremamente realistiche. C'è un altro film dello stesso Tarantino che viene citato dalle scene iniziali: quando vediamo l'arrivo di Sharon Tate all'aeroporto ovviamente ci viene subito in mente Jackie Brown. Quindi ogni singola cosa, il look, la colonna sonora, le automobili, gli abiti: ogni elemento ci riporta a quel tempo, c’è una facilità davvero incredibile di riviverlo. E poi i personaggi sono spettacolari: anche se non vediamo esattamente quello che è successo lo immaginiamo, e soprattutto partecipiamo.
C’è una scena bellissima dove Rick parla con un’attrice, una bambina, mentre lui sta leggendo un romanzetto western e si mette a piangere perché la vita del protagonista gli ricorda la propria, quindi una questione di fallimento. Riesce davvero difficile non rimanere coinvolti da questi personaggi che pur nella loro iperbole, nella loro esagerazione, nella solita tendenza al logorroico nei dialoghi (è un film di Tarantino, quindi abbiamo dialoghi irresistibili e momenti comici), allo stesso tempo creano coinvolgimento. E poi tutte queste parti anche piccolissime e accennate, attori che abbiamo visto più volte nei film di Tarantino: quindi ritroviamo Michael Madsen, Kurt Russell e altri. Un piccolo appunto: amo molto Emile Hirsch che fa la parte di Jay Sebring e sono molto contenta che sia tornato a fare film importanti; e poi sempre qui in una particina vediamo Samantha Robinson che ho apprezzato tantissimo nel film The Love Witch (ne ho parlato qui). Sono stata contenta di vedere anche loro in un film che è un grande ritratto di un'epoca ormai finita e sono molto grata a Tarantino di avercela riproposta e di aver immaginato un finale diverso per quella sera maledetta.
(...)
Sono d'accordissimo sul fatto della demitizzazione descritta da Marco e secondo me veniamo coinvolti emotivamente dai personaggi anche perché partecipiamo dei loro fallimenti. Ovviamente non stiamo parlando di un film che ha una grandissima introspezione, ma attraverso i personaggi vediamo tutti i loro fallimenti, le loro vicende passate, le loro speranze per il futuro; è molto bella anche la parte in cui Steve McQueen parla di Sharon Tate, che ovviamente era amata e desiderata da tutti e tutti speravano un giorno di poterla avere. Quindi è un film che come diceva Barbara ci proietta in un universo parallelo, come Bastardi senza gloria e Django; un universo parallelo che però ci fa sognare: almeno a me ha fatto venire voglia di essere lì a vedere quelle cose, a respirare l'aria del set, a sapere che cosa si prova a vivere una vita di piscine, feste ma anche dal punto di vista degli stuntman che cosa vuol dire stare dietro a star anche capricciose. Secondo me è davvero un film che parla di tutto il cinema, non solo di Tarantino e, facendocelo vedere da vicino, ce lo fa partecipare di più.
C’era una volta a… Hollywood poi è, come diceva Barbara, una autocitazione e oltretutto i film che vediamo interpretati da Dalton ricordano proprio Django e Bastardi senza gloria, cioè i film di “fantastoria” di Tarantino che qui si prende in giro, perché li fa vedere sotto una luce volutamente iperbolica. Ho letto che Leonardo DiCaprio ha avuto qualche difficoltà a interpretare questo ruolo, dovendo fare la parte di un attore un po' limitato; ha avuto anche difficoltà nel girare la scena finale della piscina: ha dovuto fare molte prove con gli stuntman per vedere se la scena riusciva, perché è stato usato un vero lanciafiamme; quindi possiamo immaginare quale sia stata la pressione esercitata su di lui.
Anche Brad Pitt se la cava molto bene nei panni di questo personaggio di cui in realtà non sappiamo bene tutto, perché alcune cose sono lasciate all'immaginazione. Sappiamo che probabilmente Cliff Booth ha ucciso la moglie o comunque ha avuto una complicità nella sua morte; e vediamo che è sempre Cliff che fa questa scenetta abbastanza comica con Bruce Lee, che tra l'altro è costata il ban a Tarantino in Cina perché anche dalla figlia di Bruce Lee la scena non è stata vista molto bene, visto che il padre viene mostrato come un pallone gonfiato.
A parte tutti questi aspetti anche parecchio divertenti devo dire che il film è, come diceva Barbara, un inno all'amore per il cinema: quello del passato, quello di genere e soprattutto immagina come sarebbero state le cose se quella sera, la famosa sera del massacro, fosse andata diversamente. Ecco, quello che ha veramente di fantastico secondo me questo film è che Tarantino riesce a ricreare ogni singolo dettaglio di quel periodo e di quel luogo in particolare: riesce a “fissare” il ‘69, anche aggiungendo degli elementi di fantasia, perché purtroppo lo sappiamo tutti che cosa è successo davvero quella notte.
Però davvero viene ricreato tutto, compresa la parte del gossip che riguarda i personaggi. E quindi veniamo a scoprire i retroscena della relazione tra Sharon Tate (Margot Robbie) e Roman Polanski. Tate era la fidanzata di Jay Sebring e sono andata a informarmi su questa figura molto particolare, quest’uomo che era diventato un parrucchiere super innovativo: aveva inventato tutta una serie di metodi di hair styling apposta per gli uomini di spettacolo e quindi aveva clienti estremamente facoltosi.
Tarantino quindi, pur inserendo elementi di fantasia, ci mostra davvero fin nel più piccolo dettaglio cose estremamente realistiche. C'è un altro film dello stesso Tarantino che viene citato dalle scene iniziali: quando vediamo l'arrivo di Sharon Tate all'aeroporto ovviamente ci viene subito in mente Jackie Brown. Quindi ogni singola cosa, il look, la colonna sonora, le automobili, gli abiti: ogni elemento ci riporta a quel tempo, c’è una facilità davvero incredibile di riviverlo. E poi i personaggi sono spettacolari: anche se non vediamo esattamente quello che è successo lo immaginiamo, e soprattutto partecipiamo.
C’è una scena bellissima dove Rick parla con un’attrice, una bambina, mentre lui sta leggendo un romanzetto western e si mette a piangere perché la vita del protagonista gli ricorda la propria, quindi una questione di fallimento. Riesce davvero difficile non rimanere coinvolti da questi personaggi che pur nella loro iperbole, nella loro esagerazione, nella solita tendenza al logorroico nei dialoghi (è un film di Tarantino, quindi abbiamo dialoghi irresistibili e momenti comici), allo stesso tempo creano coinvolgimento. E poi tutte queste parti anche piccolissime e accennate, attori che abbiamo visto più volte nei film di Tarantino: quindi ritroviamo Michael Madsen, Kurt Russell e altri. Un piccolo appunto: amo molto Emile Hirsch che fa la parte di Jay Sebring e sono molto contenta che sia tornato a fare film importanti; e poi sempre qui in una particina vediamo Samantha Robinson che ho apprezzato tantissimo nel film The Love Witch (ne ho parlato qui). Sono stata contenta di vedere anche loro in un film che è un grande ritratto di un'epoca ormai finita e sono molto grata a Tarantino di avercela riproposta e di aver immaginato un finale diverso per quella sera maledetta.
(...)
Sono d'accordissimo sul fatto della demitizzazione descritta da Marco e secondo me veniamo coinvolti emotivamente dai personaggi anche perché partecipiamo dei loro fallimenti. Ovviamente non stiamo parlando di un film che ha una grandissima introspezione, ma attraverso i personaggi vediamo tutti i loro fallimenti, le loro vicende passate, le loro speranze per il futuro; è molto bella anche la parte in cui Steve McQueen parla di Sharon Tate, che ovviamente era amata e desiderata da tutti e tutti speravano un giorno di poterla avere. Quindi è un film che come diceva Barbara ci proietta in un universo parallelo, come Bastardi senza gloria e Django; un universo parallelo che però ci fa sognare: almeno a me ha fatto venire voglia di essere lì a vedere quelle cose, a respirare l'aria del set, a sapere che cosa si prova a vivere una vita di piscine, feste ma anche dal punto di vista degli stuntman che cosa vuol dire stare dietro a star anche capricciose. Secondo me è davvero un film che parla di tutto il cinema, non solo di Tarantino e, facendocelo vedere da vicino, ce lo fa partecipare di più.
Come sempre, su YouTube c'è la chiacchierata integrale.
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